La Fede: virtù indispensabile per una nuova vita con Cristo “Or senza fede è impossibile piacergli…” (Ebrei 11:1-7)
 La fede non è come alcuni filosofi pensano vaga e vuota speranza, non è neanche sinonimo di “speriamo che vada tutto bene”, ma per ogni credente che vive in Cristo è certezza assoluta in Dio. Essa (la fede) è il fondamento unico, incrollabile e insostituibile sul quale si deve edificare la nostra vita spirituale, infatti leggiamo nella Scrittura “Ma voi, carissimi, edificando voi stessi sulla vostra santissima fede…” (Giuda 20). Sarebbe infatti da ciechi bacchettoni accontentarsi di verità teoriche e di opinioni mutevoli riguardo ad un argomento quale la fede che ci garantisce l’ingresso alla vita eterna con Cristo. Il Signore aiuti ciascuno di noi, in tempi di grande perplessità per il domani, di grandi dubbi e interrogativi su quello che accadrà o su quello che faremo, a rimanere fermi e ben ancorati alla nostra fede in Cristo Gesù (Col 2:5), affinché “radicati, edificati in lui e rafforzati dalla fede” (Col.2:7), possiamo avvicinarci, camminare e servire Dio in profonda comunione con il nostro Signore. Dai versi presi in esame, come sprazzi di luce lo Spirito di Dio ci mette davanti tre personaggi dell’Antico Testamento che vissero la loro autentica fede nella loro vita quotidiana con Dio. L’esempio di Abele infatti ci ricorda che la fede è la radice della vita spirituale alla quale siamo stati tutti noi chiamati. La Scrittura afferma con chiarezza che Dio “guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta” (Gen.4:4,5). Un ritualismo privo di fede come quello di Caino, non poteva che dispiacere al Signore (Ebrei 11:6). Egli infatti gradisce e accetta la fede autentica e sincera, che scaturisce da un cuore toccato dalla Sua infinita grazia. Abele si avvicinò a Dio con tutto il suo cuore, con tutto il suo essere e “per fede gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte”. La sua particolare offerta ci parla di espiazione e di consacrazione, infatti Abele non poteva offrire a Dio un agnello senza dare prima il suo cuore completamente al Signore. Solo chi muore a se stesso entra nella vera vita in Cristo, infatti l’apostolo afferma “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figliuolo di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Gal.2:20).
La sete di seguire e imitare Gesù fa sì che la fede diventi il movente di una permanente immolazione della nostra vecchia natura ed una sempre più rinnovata e totale consacrazione a Dio: “vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio…” (Rom.12:1). La Bibbia ci esorta ad accostarci a Dio con piena fiducia al trono della Sua grazia e a continuare ad avere fede nell’Agnello di Dio. È soltanto per fede che possiamo avvicinarci a Dio. L’esempio di Enoc inoltre descrive il nostro cammino di fede. Infatti il credente non cammina per visione, ma per fede (II Cor.5:7). Con Abele, abbiamo visto come la fede sia importante nell’avvicinarci a Dio. Con Enoc, invece, si vede come la fede in Dio riesce ad animare il nostro cammino conducendoci dalla vita in Cristo all’eternità con Cristo. La Scrittura spesso usa il termine “camminare” per indicare appunto un modo di vivere, il comportamento, la condotta, l’etica di una persona. Paolo incoraggiava i romani dicendo: “gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne e desideri” (Rom.13: 12-14).
Per Enoc, la presenza di Dio era l’unico desiderio in una società malvagia e perversa come la sua (Giuda 14,15); la volontà di Dio l’unica scelta da fare, il soccorso di Dio l’unico appoggio a cui aggrapparsi, la somiglianza a Dio l’unica speranza del suo cuore. Il nostro cammino di fede deve avere lo stesso obbiettivo dell’apostolo Paolo: “dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù”(Fil.3:13,14). Il Signore ci aiuti “dal punto a cui siamo arrivati” a continuare “a camminare per la stessa via” (Fil.3:16). Ecco come camminare con Dio: per fede. Il nostro buon comportamento, il nostro cammino santo, l’onestà del cuore, la dignità di essere figli di Dio, la nobiltà della nostra anima rigenerata è l’ornamento, la bellezza della dottrina biblica alla quale crediamo.
L’esempio di Noè, infine, ci fa comprendere come la nostra fede può risultare utile al servizio di Dio per la salvezza di altri uomini bisognosi della grazia del Signore. La fiducia che Noè ripone nel messaggio divino gli ispirò quel timore di Dio che lo spinse ad azioni concrete e coraggiose ancora ricordate da ciascuno di noi. Questa fiducia in azione, questa fede che diventa pratica gli permise di vedere l’intera sua famiglia salvata e di condannare chi, per incredulità, non diede ascolto alla sua indomita testimonianza di fede. Nel servizio cristiano come nell’evangelizzazione dei perduti la fede è indispensabile. Essa stimola i credenti a lavorare nel campo di Dio con vigore, dona forza per lavorare con zelo e infonde entusiasmo anche nelle giornate piene di nuvole nere. Il giusto che “vive per fede” non è chiamato a nascondersi nei momenti difficili e non deve neppure chiedere a Dio di esentarlo dalle tribolazioni, ma deve con fede e con la pienezza dello Spirito Santo testimoniare della grazia ricevuta. La vera fede, inoltre, dona pazienza nell’attendere il frutto e la profonda soddisfazione d’aver lavorato per il meraviglioso Celeste Padrone. Ascoltiamo l’esortazione di Giacomo: “Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore, osservate come l’agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. Siate pazienti anche voi”(Giac.5:7). Possa il Signore rafforzare la nostra fede per poter raggiungere col messaggio dell’Evangelo ogni essere umano bisognoso della salvezza in Cristo Gesù. Ecco come lavorare con Dio: per fede. La fede dunque non è una virtù astratta, bensì concreta e reale che ci permette d’avvicinarci a Dio, di camminare con Lui e di servirlo fedelmente.
Gioacchino Caltagirone |