Sette, Partiti politici e sociali, Gruppi Religiosi, Movimenti Di Pensiero AL TEMPO DI GESÙ
 - GLI ZELOTI
Una delle fazioni giudaiche presenti nel periodo storico descritto dai Vangeli e dagli Atti degli Apostoli è quella degli Zeloti. Sorti all’inizio del I secolo con Giuda il Galileo come movimento di resistenza partigiana, sono i nemici giurati dei Sadducei, degli Erodiani e, soprattutto, della potenza occupante; condividono gli ideali religiosi e le aspirazioni politiche dei Farisei, ma si distinguono per il ricorso alla violenza e al terrorismo.
Zelota significa propriamente “zelante”, “intransigente” o “fanatico” ed è proprio con questo zelo, paragonabile a quello dei Maccabei nel rovesciare il giogo siriano, che essi volevano cacciare i Romani dalla Palestina, poiché erano convinti che solo dopo la loro cacciata da quel territorio Dio avrebbe redento il Suo popolo.
Il movimento, come abbiamo in precedenza affermato, fu fondato da un certo Giuda il Galileo, chiamato anche il Galaunita perché nativo di Gamala nella Galaunite, il quale diresse la rivolta che portò per la prima volta questo gruppo apertamente sulla scena. L’uso dell’epiteto “zelota” per Simone sembrerebbe riferirsi all’antico significato del termine: persona osservante della legge, vale a dire, “che ha zelo” nei confronti di Dio.
In un primo momento Giuda il Galileo creò questo partito per resistere ai Romani all’epoca di Quirinio, ma il suo progetto finì per degenerare in un corpo di assassini; infatti, il fanatismo di questo gruppo contribuì a scatenare la guerra fra Giudei e Romani.
- I SADDUCEI
I Sadducei appartenevano a un movimento religioso attivo dal II secolo a.C. Il loro nome in ebraico significa “quelli virtuosi”, espressione che può avere una valenza descrittiva o derivare dal nome Zadòk, il Sommo Sacerdote del regno di Davide (I Re 1:26). I Sadducei sono citati negli scritti del famoso storico Giuseppe Flavio, nella letteratura rabbinica e dal Nuovo Testamento. Giuseppe Flavio attribuisce ai Sadducei caratteristiche variabili nei diversi passi dei suoi scritti, non presenta il loro programma completo né chiarisce la natura del gruppo. Secondo la letteratura rabbinica, i Sadducei non rappresentavano una setta, ma assomigliavano a un’antica scuola di pensiero. Erano sempre in competizione con i Farisei e con altri gruppi politici e sociali per la conquista del potere e del prestigio e, per questo, appaiono come una fazione o un gruppo d’interesse all’interno dell’Ebraismo. Il Nuovo Testamento cita i Sadducei occasionalmente, accostandoli spesso ai Farisei. I Sadducei, secondo la Parola di Dio, diversamente da altri gruppi religiosi, non credevano nella vita dopo la morte, dichiarando che l’anima muore insieme al corpo (Atti 23:8; Matteo 22:23-33); negavano l’esistenza degli angeli e dei demoni (Atti 23:8). Furono proprio i Sadducei insieme ai Farisei a recarsi da Giovanni Battista, che li definì “razza di vipere” (Matteo 3:7). Il Signore mise in guardia i Suoi contro gli uni e gli altri.
- I FARISEI
I Farisei erano Ebrei particolarmente osservanti e influenti, soprattutto in Palestina. Il nome resta oscuro: potrebbe voler dire “i separati”, in riferimento alla loro osservanza del pagamento delle decime e della purità rituale; oppure, con minore probabilità, “gli interpreti”, a causa delle loro peculiari interpretazioni della Legge Mosaica. Nel Nuovo Testamento, i Farisei vengono presentati come esperti conoscitori della Legge, tanto che Paolo, quando desidera definire i suoi rapporti con Israele, dice di essere stato un Fariseo zelante e osservante (Atti 23:6). I sinottici li presentano in modo diverso. Matteo li presenta come ipocriti (Matteo 23); Marco ce li mostra sempre in completa opposizione a Cristo; Luca e gli Atti degli Apostoli li descrivono come coloro che non riescono a comprendere le parole di Gesù. E, infine, il Vangelo di Giovanni li presenta come un’autorità costituita che attacca Gesù. In origine, i Farisei erano uomini giusti e si distinguevano per la loro dirittura e il loro coraggio; rappresentavano il livello morale e spirituale più alto del popolo, ma con l’andare del tempo tale livello si abbassò. Gesù ne denunciò l’orgoglio, l’ipocrisia, la falsità, l’apparenza, il ritualismo vuoto e privo di partecipazione spirituale. Furono loro a complottare l’uccisione del Cristo (Giov.11:47-57). Tra loro vi furono, tuttavia, uomini onesti e desiderosi della verità che, come Nicodemo, si avvicinarono ai piedi del Salvatore.
- GLI SCRIBI
Gli Scribi erano persone in grado di leggere e scrivere, di solito competenti in campo giuridico, economico o similare. La parola Scriba deriva dal latino “scrivere”; infatti, solitamente, erano uomini che scrivevano sotto dettatura o redigevano atti pubblici. Era facile individuare uno Scriba a causa della cintura che portavano con loro e sulla quale portavano l’occorrente per scrivere. Nell’Antico Testamento lo Scriba appare inizialmente nelle vesti di un ufficiale di adunata (Giudici 5:14). Nel periodo monarchico lo Scriba era anche un alto funzionario che si occupava di finanza, politica e amministrazione (II Re 22; Ger.36:10). In epoca post-esilica lo Scriba Esdra, ad esempio, fu mandato dal re persiano per istruire e guidare gli abitanti della Giudea. Esdra era uno Scriba versato nelle Scritture (Esdra 7). Nel Nuovo Testamento gli Scribi appaiono qualche volta da soli e spesso in compagnia di altri gruppi ebraici. Al tempo di Gesù esercitavano una forte influenza. Alcuni di loro accettarono gli insegnamenti del Cristo, ma altri vi si opposero ciecamente. Furono anche loro gli artefici della morte di Gesù. Uniti agli anziani, perseguitarono Pietro e Giovanni (Atti 4:5) e parteciparono alla lapidazione di Stefano (Atti 6:12).
- GLI ESSENI
Gli Esseni erano una setta dell’Ebraismo che fiorì tra la metà del II secolo a.C. e la guerra con Roma del 66-70. Sono stati identificati con gli abitanti di Qumran, ai quali si devono i manoscritti del Mar Morto. Il significato del nome greco “esseni” non è chiaro; il termine deriva forse dall’aramaico “pii” o “guaritori”. Dall’insieme dei dati ricavati dagli scavi archeologici condotti a Qumran, dalle fonti antiche e dagli scritti attribuibili agli Esseni, si deduce che il gruppo, i cui membri erano probabilmente alcuni degli Asidei che avevano sostenuto i Maccabei, abbandonò Gerusalemme e la partecipazione attiva al Tempio quando un certo Giònata Maccabeo assunse il sommo sacerdozio. Erano guidati da un eminente sacerdote, la cui identità veniva celata sotto la designazione “Maestro di Giustizia”. La comunità costruì un complesso di edifici sulle scogliere intorno al Mar Morto, a Qumran, tra Gerico ed Enghedi, e attraversò diverse fasi di sviluppo, ma anche diversi momenti di persecuzione da parte di Giònata Maccabeo. All’interno della comunità di Qumarn vigeva una rigorosa separazione tra sacerdoti per linea ereditaria e laici. Gli Esseni erano governati da una complessa gerarchia di funzionari, organizzati in vari consigli, e si attenevano a un complesso di norme particolareggiate dipendenti dalla Legge Mosaica. Al suo interno vigeva la proprietà comune, veniva praticato il celibato, si manteneva un rigoroso stato di purità rituale. Ma sembra che alcuni Esseni che vivevano al di fuori della comunità qumranica si sposassero, possedessero proprietà private e intrattenessero relazioni sociali con coloro che non facevano parte della setta. Oltre ad alcuni libri dell’Antico Testamento, oltre ad altri scritti pseudoepigrafi ebraici, gli Esseni possedevano commenti biblici, inni, regole e scritti apocalittici redatti nell’ambito della setta. Infatti, il pensiero esseno è di tendenza apocalittica; essi osservavano la purità rituale e si proponevano l’integrità morale e una preparazione spirituale in vista dell’intervento divino che avrebbe distrutto il male.
- GLI ELLENISTI
Il termine “ellenisti” ricorre soltanto due volte nel libro degli Atti degli Apostoli: “In quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio degli ellenisti contro gli ebrei, perché le loro vedove erano trascurate nell’assistenza quotidiana” (Atti 6:1; 9:29). Gli Ellenisti erano Ebrei, provenienti dalla diaspora, che avevano vissuto per un certo tempo fuori dalla Palestina, in quei territori dove si parlava il greco. Probabilmente gli Ellenisti interpretavano la Torah in modo meno rigido di quanto facessero gli Ebrei cristiani di lingua aramaica. Infatti, gli Ellenisti leggevano la Bibbia in greco, detta dei “Settanta” (si trattava di una versione che sarebbe stata fatta ad Alessandria da 70 studiosi; onde il nome di “Septuaginta” o “Versione Alessandrina”), mentre gli Ebrei nativi della Palestina leggevano la Bibbia in ebraico.
- GLI ERODIANI
Secondo i Vangeli, furono gli Erodiani insieme ai Farisei a decidere di far morire Gesù. Letteralmente, il termine può riferirsi ad alcuni funzionari o addetti alla casa reale di Erode. Altri studiosi, pensano ad una fazione religiosa filogovernativa, forse i Boetusiani, membri di una famiglia sacerdotale insediatasi sotto Erode il Grande, che condividevano alcune concezioni degli Esseni e discendevano come i Sadducei dal sommo sacerdote Tsadok, tanto che sono spesso confusi tra loro anche nella letteratura rabbinica. Sono, infine, in molti a pensare che questo fosse un partito politico giudaico, devoto probabilmente all’imperatore romano e al suo rappresentante Erode; quindi, partito di corte che formava l’estremo opposto dei Farisei. Può darsi che tra loro vi fossero alcuni che consideravano Erode come il Messia e forse avrebbero voluto vedere la Giudea affidata a lui piuttosto che amministrata dai Romani. I Vangeli di Luca e Giovanni evitano di menzionare gli Erodiani e, anche in Matteo, il loro nome è più raro che in Marco, tanto che si può ipotizzare che già all’epoca dei Vangeli più tardivi il suo significato non fosse del tutto chiaro. Forse era stato un movimento effimero, che non aveva lasciato ricordo di sé. Le attuali scoperte sembrano provare che essi non formavano né una setta religiosa, né un partito politico. Erano probabilmente Giudei che occupavano posti importanti, favorevoli agli Erodi e, quindi, anche ai Romani che li appoggiavano. All’epoca di Gesù Cristo, gli Erodiani dovevano essere una piccola fazione, fedele al tetrarca Erode Antipa, un possibile candidato al trono di Israele, trono tenuto già prima da suo padre Erode il Grande. Probabilmente non appartenevano alle forze della giustizia, altrimenti i Farisei se ne sarebbero serviti per cercare di intimidire Gesù, piuttosto che tendergli trappole. Circa la domanda sul “tributo a Cesare”, Gesù si sottrae abilmente all’insidiosa trappola tesagli dai suoi interlocutori (Farisei ed Erodiani), trasferendo la questione su un piano prettamente spirituale, quello del rapporto con Dio. Gli Erodiani contribuirono a far morire Gesù. Erode Antipa era tetrarca della Galilea e della Perea, quindi Gerusalemme non faceva parte della giurisdizione erodiana, nonostante questo in Marco 12:13 leggiamo che gli Erodiani e i Farisei si trovavano in Gerusalemme e cercano di cogliere in fallo Gesù. Possiamo affermare che la presenza del Figlio di Dio nel mondo ha avuto un tale impatto nelle coscienze, che i sentimenti dei cuori sono stati rivelati e che l’odio e l’amore sono stati portati all’estremo, tanto che Gesù disse: “Chi non è con Me, è contro di Me…”. Inoltre, di fronte al Re dei Re, molti si sono contraddetti, secondo la profezia di Simeone (Lc2:34) e, pur di andare contro Gesù, molti che prima non lo erano, hanno stretto amicizie (Luca 23:12).
- I SAMARITANI
I Samaritani presero il nome dalla città di Samaria, capitale del regno del nord. Questo termine etnico appare solo una volta nell’Antico Testamento (II Re 17:29), nel corso della descrizione dell’insediamento dei coloni mesopotamici nella regione per opera degli Assiri, quando si osserva che questo popolo straniero fabbricava i propri idoli e li collocava “nei templi delle alture costruite dai samaritani”. Ad ogni modo, nel Nuovo Testamento il termine è usato esclusivamente per i membri di una particolare comunità etnico-religiosa originaria di quest’area, che vivevano per la maggior parte intorno al Monte Garizim (Giov.4:1-42), ma risiedevano anche in villaggi sparsi in tutta la regione (Matteo 10:5; Luca 9:52), e potevano essere incontrati nei villaggi confinanti con la Samaria (Luca 17:11-19) o anche sulla strada tra Gerusalemme e Gerico (Luca 10:29-37). Da questi testi si apprende che gli Ebrei e i Samaritani condividevano una eredità comune, ”nostro Padre Giacobbe” (Giov.4:12), ma avevano opinioni radicalmente diverse gli uni dagli altri riguardo alla sacralità di Gerusalemme (Sion) e del Monte Garizin. Infatti, la donna samaritana disse: “I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare” (Giov.4:20). L’atteggiamento negativo degli Ebrei verso i Samaritani si riflette nell’affermazione di Gesù in cui i samaritani sono accostati ai Gentili, in contrapposizione con “la Casa d’Israele”: “…andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei samaritani” (Matteo 10:5). Molti nemici di Gesù si riferiscono a lui per disprezzarlo come a “un samaritano”, per giunta posseduto dal diavolo. Anche negli itinerari di viaggio scelti da Gesù sembra riflettersi una pratica comune tra gli Ebrei, quella di evitare di attraversare la Samaria durante i pellegrinaggi a Gerusalemme (Marco 10:1; Matteo 19:1). Giuseppe Flavio riferisce che i Samaritani erano esclusi dal Tempio di Gerusalemme da un editto formale, non a causa della nazionalità, bensì per via di azioni dannose che essi, presumibilmente, vi avevano perpetrato. Fu proprio la natura straniera dei Samaritani, così come veniva comunemente percepita, a dare una punta ironica alla storia dell’Ebreo riconoscente e alla parabola del buon samaritano: solo uno su dieci tornò per esprimere gratitudine ed “era un samaritano” (Luca 17:16); il samaritano straniero era il buon prossimo, non il sacerdote o il levita!.
Gioacchino Caltagirone |