Comunione per mezzo della fede
 I primi discepoli hanno vissuto in comunione visibile con Gesù. Giovanni all’inizio della sua lettera si esprime in questo modo: “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata), quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa” (I Giov.1:1-3). Pur tuttavia, anch’essi non poterono afferrare, vedere e toccare con mano tutto ciò che Gesù aveva detto loro; i dodici erano chiamati ed esortati ad affidarsi unicamente alla persona gloriosa del Salvatore e alle Sue autorevoli parole. Infatti è scritto che “…senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano” (Ebrei 11:6). La fede in Cristo, doveva costituire per i discepoli di allora e per noi oggi l’unica via di accesso alla Sua Persona e ai Suoi tesori celesti. Gesù dopo aver dichiarato che attraverso di Lui si poteva accedere ha pienezza di vita e di gioia, dovette scontrarsi con la passione e la cruenta morte in croce, mettendo così a dura prova la fede dei dodici. Dopo questi fatti, Egli si mostra come il glorioso risorto, ed essi fanno veramente l’esperienza che Dio è dalla loro parte, la loro fede si irrobustisce. Ma per credere che come Cristo risuscitò così anche loro un giorno risusciteranno i discepoli non hanno alcuna prova, hanno soltanto la Sua Parola: “Il vostro cuore non sia turbato; voi credete in Dio, credete ancora in me. Nella casa del Padre mio vi son molte stanze; se no, io ve l'avrei detto; io vo ad apparecchiarvi il luogo. E quando io sarò andato, e vi avrò apparecchiato il luogo, verrò di nuovo, e vi accoglierò appresso di me, acciocchè dove io sono, siate ancora voi” (Giov.14:1-3), sono chiamati ancora una volta a fidarsi della Sua benedetta Parola, ad avere semplicemente fiducia in Lui e a ricordarla ai loro cuori: “sapendo che colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza” (II Cor.4:14). Paolo incoraggia i credenti ricordando loro questa grande verità: “Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati”(I Tess.4:14). Dopo la Sua ascensione al cielo i discepoli non hanno più comunione visibile con Gesù, pur tuttavia restano in stretto contatto con Lui, vivono secondo il Suo perfetto esempio, affrontano le fatiche della vita sorretti dallo Spirito Santo. Questa nuova realtà è dichiarata con forza: “Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, nostro Signore” (I Cor.1:9). Adesso con la loro vita trasformata e vivificata dall’immensa grazia di Dio non soltanto trasmettono la conoscenza di Gesù, ma soprattutto dimostrano di avere fede in Lui e di vivere in stretta comunione con Dio. Infatti è scritto: “Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità” (I Giov.1:6). Adesso Gesù abita dentro i loro cuori redenti, rendendoli ancora più forti e conducendoli alla pienezza della vita eterna.
Gioacchino Caltagirone |