Il Bene Supremo “Chi vi farà del male, se siete zelanti nel bene?” (I Pietro 3:13)
 I versi che precedono l’affermazione presa in esame (vv.8-12) dimostrano come lo scrittore ispirato abbia chiare dinanzi a sé le caratteristiche, le qualità dell’uomo rigenerato dalla potenza di Cristo. Infatti, la nuova vita in Cristo ci permette di ricevere tutte quelle virtù che fanno di noi delle persone realmente trasformate, radicalmente cambiate, ed è per questo che Pietro dice con piena convinzione di fede: “non temete, non abbiate paura, continuate a rimanere vicini al bene”. Il termine “bene” non indica l’insieme delle nostre buone azioni, del nostro operato sociale o morale, della nostra beneficenza, ma indica qualcosa di più, anzi, indica proprio qualcuno, una benedetta persona, Cristo Gesù il Signore: Egli, infatti, è il nostro Bene Supremo. Il Signore aiuti ciascuno di noi a rimanere vicino a Lui, a fissare “lo sguardo sopra Gesù, il capo ed il compitore della fede” (Ebrei 12:2), esempio perfetto delle anime nostre, il bene eterno della Sua Chiesa, che non muta nel corso dei secoli, che rimane fedele verso i Suoi figli nel corso delle diverse generazioni. Egli è il Bene Supremo:
Per l’anima aggravata dal peccato
Amico che leggi queste pagine, non cercare il bene secondo le tue convinzioni o le tue idee, ma accostati alla Parola di Dio che è capace di mostrarti, per la potenza dello Spirito, la Persona meravigliosa del Salvatore. Le parole di Asaf sono per noi di grande incoraggiamento: “Ma quanto a me, il mio bene è stare vicino a Dio…”. Mentre leggerai le pagine preziose della Bibbia, tu scoprirai la bellezza del Cristo, la dolcezza del Suo carattere, l’autorevolezza delle Sue parole e ogni Scrittura, proprio perché ispirata da Dio, ti sarà utile per giungere alla conoscenza di questo Bene Supremo che è Gesù il Signore. Egli stesso un giorno disse: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva” (Giov.7:37). Gesù è la completa rivelazione di Dio. Senza di Lui non avremmo potuto conoscere Dio come Egli è. Ti invitiamo, caro amico, a guardare a Cristo.
Egli è il bene perfetto. Gesù non commise mai peccato. Non mentì e non ingannò nessuno. Persino i farisei e gli scribi cercavano d’accusarlo, ma non riuscirono a trovare in Lui nulla di male. Gesù non perse mai l’autocontrollo: nemmeno nei momenti difficili, quando fu flagellato, torturato e messo a morte. Benché Egli conoscesse ogni cosa, non fece esibizione del Suo sapere.
In secondo luogo, Egli è il bene adatto contro il peccato. Non possiamo redimerci da soli, non possiamo pretendere che qualche preghiera recitata a memoria pulisca l’anima sporca dal peccato: la soluzione a tutto ciò è ancora Cristo Gesù il Giusto, che può rendere giusti i molti, Egli è l’unico Bene Supremo. Gesù ama l’uomo, ma non tollera il peccato nell’uomo. Mentre il tuo cuore si apre alla grazia di Dio, udrai quella voce amorevole che ti dice: “Io ti ho perdonato, và e non peccare più” (Giov.8:11). Accettare l’opera di Cristo alla croce è fondamentale per essere salvati: la Sua morte vicaria, il Suo sangue prezioso non saranno per te soltanto eventi storici realmente accaduti, ma realtà benedette e realizzate dalla tua vita, senza le quali non potresti testimoniare di appartenere a Dio.
Per il credente che desidera essere trasformato quotidianamente
L’esempio di Cristo è di sprone per ogni credente che vede in Lui il Bene supremo, il modello perfetto, la Persona ideale, che ha compiuto e compie ancora grandi meraviglie. I versi otto e nove evidenziano tutte quelle virtù di Cristo che per grazia si possono ritrovare nella vita di quanti sono stati rigenerati dal sangue di Gesù il Signore. Non saranno certamente le opere della carne a trasformare la nostra vita spirituale, tanto meno possedere le forme della pietà a fare di noi degli ottimi cristiani. Cristo in noi farà sì che ogni aspetto della nostra vecchia natura venga allontanato e completamente cancellato. Rimaniamo attaccati al bene supremo e vedremo la nostra vita crescere e maturare quotidianamente. Ecco qui riportate tutte le qualità di chi vive vicino al bene: in primo luogo, v’è l’unità “…siate tutti concordi”(v.8). L’unità è una caratteristica della Chiesa del Signore: tutti uno in Cristo. V’è un unico Padre, una sola fede, un solo battesimo, una sola dottrina. In secondo luogo, v’è la compassione reciproca “siate…compassionevoli”. I credenti, di conseguenza le comunità locali, vicini al bene, al Signore, riceveranno la Sua compassione e, quindi, la manifesteranno agli altri. In terzo luogo, vi è l’amore “siate…pieni di amore fraterno”. L’amore di Dio in noi, il realizzare ogni giorno i benefici del Suo amore, ci fa essere credenti capaci di amare gli altri e di amare anche coloro che ci maledicono. Infine, la Chiesa vicina al Signore benedice e non maledice. “…benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione”. Nella bocca dei credenti non vi sono mai parole sconvenienti che disonorano il Signore e l’Evangelo, ma sempre parole condite con grazia che producono edificazione per chi le ascolta.
Per la Chiesa che vuole vivere e annunciare l’Evangelo
“Chi vi farà del male, se siete zelanti nel bene?”. Egli ha promesso che avrebbe edificato la Sua Chiesa e che le porte dell’Ades non avrebbero potuto vincerLa (Matteo 16:18). Oh quale bene supremo! La Sua Chiesa può riposare tranquilla “in verdeggianti pascoli” (Salmo 23:2), può starsene al sicuro perché “né morte, né vita, né angeli, né cose presenti, né cose future, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura” potranno separarla “dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù” (Rom.8:37-39). Nel cielo il Suo nome è glorificato perché, mediante la Sua opera sulla croce, “ha acquistato a Dio gente d’ogni tribù, lingua, popolo e nazione” (Apoc.5:9). La Chiesa glorifichi il Cristo, esalti il Signore e dia a Lui la Lode e la gloria. Egli è il bene supremo per la Chiesa. Ma quest’ultima ha l’urgente bisogno di rimanere attaccata al Modello Perfetto, di ritornare al Capo, di starsene ai piedi del Salvatore e dipendere dalle Sue labbra. In parole povere, abbiamo bisogno di chiese che siano consapevolmente distinte, diverse, appartate per Cristo. Le parole di Aman “C’è un popolo separato e disperso fra i popoli di tutte le province del tuo regno, le cui leggi sono diverse da quelle di ogni altro popolo, e che non osserva le leggi del re” (Ester 3:8), sono ancora vere? Oggi nelle nostre chiese si cercano risultati evidenti, immediati, ma non si persevera più nella fedeltà; eppure quel che “si richiede ad un amministratore è che sia trovato fedele”. Rimaniamo attaccati al bene affinché possiamo continuare a testimoniare della grazia di Dio: “Ti scrivo queste cose sperando di venir presto da te, affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (I Tim.3:15). La Chiesa vicina al bene continuerà a portare alto il nome di Gesù. Evangelizzare non è stata prerogativa soltanto degli apostoli, ma di tutta la Chiesa. Alla fine del Suo ministero sulla terra, Gesù disse: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi comando. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo28:18-20). La Chiesa vive per evangelizzare, per portare ovunque il profumo della conoscenza di Cristo. Ogni chiesa attaccata a Cristo sarà un’ottima ambasciatrice della Verità. Infine possa la Chiesa essere consumata dal battito del Salvatore: “Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere…” (Giov.10:16). Gioacchino Caltagirone |