Dilettanti allo sbaraglio

“E lo spirito maligno, rispondendo, disse loro: Gesù, lo conosco, e Paolo so chi è; ma voi chi siete ? ” (Atti 19:15)


“Dilettanti allo sbaraglio”. Questo è lo slogan di uno dei programmi televisivi di questa stagione primaverile che ha raggiunto un’audience da record, programma al quale persone di diversa età e di diversa provenienza, prive di un’adeguata preparazione, partecipano per presentare qualcosa al pubblico che, al termine dell’esecuzione, giudicherà il candidato con gli applausi o “suonando” utensili da cucina e attrezzi da campo. Il dilettante è colui che manca di esperienza, di perizia, di una specifica preparazione; è colui che si occupa di qualcosa con grande faciloneria e sufficienza, si avventura in un’impresa rischiosa senza prendere alcuna precauzione. Il nostro titolo non è soltanto lo slogan di un programma televisivo, ma sembra che, in questi ultimi anni, sia diventato anche il “motto” di molti cristiani. Oggi molti intraprendono un servizio spirituale senza aver prima dimostrato i frutti degni di un sincero ravvedimento, senza una vita ripiena dello Spirito di Dio. Sembra di udire la voce di molti che, trascinati dallo spirito di questo secolo, dicono: “l’importante è fare qualcosa, non importa come”. Eppure la Bibbia ci ricorda che Gesù non è d’accordo con questo modo comune di pensare: infatti, trovandosi con i Suoi “ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’attuazione della promessa del Padre…Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Samaria, e fino alle estremità della terra” (Atti 1:4,8). Paolo ricordava a Timoteo questa verità: “e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri” (II Tim.2:2). Il Signore non vuole un popolo di dilettanti, ma di credenti che come gli apostoli manifestano i seguenti elementi nella loro vita.

UNA SANTA CHIAMATA
Il passo scelto per la nostra riflessione è tratto dal libro degli Atti degli Apostoli e narra la vicenda di sette esorcisti (uomini che tentavano di scacciare i demoni mediante pratiche e formule magiche), figli di un certo Sceva, ebreo e capo sacerdote. Questi uomini vollero imitare Paolo: infatti, è scritto che a Efeso Dio “faceva miracoli straordinari per mezzo di Paolo” (Atti 19:11). Dunque anche loro vollero invocare il nome del Signore Gesù su persone che avevano spiriti maligni, ma il risultato fu deludente e drammatico. La Bibbia ci ricorda che tali dilettanti “sono uomini dalla mente corrotta, che non hanno dato buona prova quanto alla fede. Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti…” (II Tim.3:8,9). Infatti, l’uomo prima di divenire un servitore del Signore deve aver ricevuto innanzitutto una santa chiamata. Possiamo ringraziare il Signore insieme a Paolo perché a differenza dei sette figli di Sceva: “Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesú fin dall’eternità” (II Tim.1:9). L’apostolo Paolo non soltanto era stato chiamato a salvezza, ma il Signore gli aveva rivolto anche una chiamata particolare: infatti, egli stesso lo dichiara: “Paolo, servo di Cristo Gesú, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio” (Rom.1:1). Dio aiuti ciascuno di noi a servire il Signore non da dilettanti, ma da figli da Lui stesso chiamati. Infatti quando Dio ci chiama per affidarci un compito, ci dà anche il dono necessario per assolverlo; se non abbiamo il dono significa che Dio non ci ha chiamati a quell’incarico.

UNA SANA PREPARAZIONE
Questi figli di Sceva si dirigono verso quest’uomo indemoniato dicendo: “Vi scongiuriamo, per quel Gesù che Paolo annuncia”, ma la Scrittura continua ricordandoci che lo spirito maligno rispose loro: “Conosco Gesù, e so chi è Paolo; ma voi chi siete”. E l’uomo che aveva lo spirito maligno si scagliò su due di loro con una forza sovrannaturale e li trattò in modo tale che fuggirono da quella casa nudi e feriti. Avevano pronunciato il nome di Gesù, forse imposte le mani, ma nulla era accaduto. Un giorno i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero riguardo al ragazzo indemoniato: “Perché non l’abbiamo potuto scacciare noi? Egli rispose loro: “a causa della vostra poca fede; perché in verità io vi dico: se avete fede quanto un granello di senape, potrete dire a questo monte: “passa da qui a là”, e passerà; e niente vi sarà impossibile. Questa specie di demoni non esce se non per mezzo della preghiera e del digiuno” (Matteo 17:19-21). Gesù stava indicando ai Suoi l’indispensabilità di una adeguata preparazione nel servizio cristiano. La fede, la preghiera e il digiuno indicati da Cristo in questo episodio sottolineano l’importanza della preparazione spirituale. Pietro e altri riportano questa grande verità anche nelle loro epistole: “ voi per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l’autocontrollo; all’autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno; e all’affetto fraterno l’amore. Perché se queste cose si trovano in voi, non vi renderanno né pigri né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo” (II Pietro 1:5-8).

UN DIVINO MANDATO
Chi li aveva mandati questi sette uomini da quell’uomo bisognoso di liberazione? Certamente non il Signore. Assicuriamoci che Egli ci abbia chiamati, preparati e mandati. Gesù si trovò un giorno presso le rive del lago di Gennesaret e lì incontrò Pietro. Notiamo innanzitutto che: “Gesú vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori” (Matteo 4:18). Gesù scrutò i Suoi prima di chiamarli. Poi leggiamo “I nomi dei dodici apostoli sono questi: il primo, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello…” (Matteo 10:2). Questo indica che Gesù, dopo aver guardato Pietro, lo chiamò al servizio di apostolo. Ancora è scritto: “E disse loro: "Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini” (Matteo 4:19). Non soltanto Gesù guarda, chiama, ma prepara, equipaggia per il servizio e, infine, invia, manda: “E disse loro: “andate per tutto il mondo e predicate l’Evangelo ad ogni creatura…”(Marco 16:15). Dio ci conceda in una società come la nostra, dove ai “dilettanti allo sbaraglio” vengono affidati ruoli e responsabilità, di vedere uomini e donne sempre più consacrate che, chiamati, preparati e inviati, possano far conoscer dappertutto il buon profumo della conoscenza del Cristo. Paolo scrive: “Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare…uomini che custodiscano il mistero della pietà in una coscienza pura. Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili” (I Tim.3:8-10).

Gioacchino Caltagirone

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