Chiamati a SPERIMENTARE la POTENZA della LODE “Ogni creatura che respira, lodi il Signore, Alleluia” (Salmo 150)
Tutta la Parola di Dio è divinamente ispirata dallo Spirito Santo (II Tim, 3:16) ed è perciò utile che il credente non commetta l’errore di trascurare alcun libro della Bibbia, sia esso parte dell’Antico o del Nuovo Testamento. Dobbiamo ricordare che a noi appartengono tutti e due i testamenti e tutti i sessantasei libri della Bibbia- nessun libro escluso! Una parte importante della Bibbia è proprio il libro dei Salmi, chiamato anche il Salterio, raccolta di 150 salmi divisi in cinque libri che nell’Israele antico venivano musicati e cantati (I Cron. 16:1-7). Diversi sono gli scrittori che, ispirati da Dio, hanno contribuito a formare il Salterio, ricordiamo ad esempio Mosè, Esdra, Davide, Salomone, Asaf, Eman l’Ezraita, Etan, i figli di Core e altri di cui non ci viene riportato il nome. La data di composizione del nostro salmo non è accessibile, ma potrebbe collocarsi nel periodo post-esilico. È stato posto al termine del Salterio non perché sia l'ultimo salmo composto, ma perché funge da dossologia finale del quinto libro dei salmi e di tutto il Salterio. L’argomento centrale di tutto il Salterio e del Salmo 150 è la lode a Dio. Nella lingua italiana “lode” significa “espressione di approvazione, di stima, o di encomio” . Anche se il dizionario ci aiuta a capire il termine in questione, non spiega quello che la lode è in senso biblico, o come deve essere vissuta nella nostra quotidianità. Consideriamo insieme alcuni termini biblici utilizzati nel libro dei salmi: Barak: tradotta in italiano con “lode” e significa “inginocchiarsi” o “adorare con le ginocchia piegate” (Sl.103:1,2); Halal: tradotta con lode. Termine che deriva da una radice semitica che significa “urlare” o “gridare ad alta voce di gioia” o “essere profondamente grato” (Sl. 148:1-5); Gaddel: termine utilizzato nel contesto della lode e viene tradotta con “magnificare” (Sl. 34:3); Hoda: tradotta con lode e significa “lanciare” o “gettare” . Ogni volta che viene usata assume il significato di confessione o dichiarazione di chi è Dio e cosa fa (Sl.106:1); Shabbeh: significa lodare, celebrare (Sl. 63:3; 117:1; 147:12). Dunque da una comparazione dei nostri termini impariamo che “lode” significa: “prostrarsi per adorare, magnificare, celebrare, esaltare il Suo nome” , non è un semplice ringraziamento, ma un considerare attentamente la persona di Dio (Sl.18:3). La Scrittura ci ricorda, non solo che siamo stati creati per lodarLo (Is.43:21), ma ci dà pure i motivi per farlo: per la Sua santità e misericordia (Sl. 99.3,4); per la Sua bontà (Sl. 135:3); per la Sua grazia (Ef.1:6); per la Sua salvezza (Ef. 2:8-11; I Pt.2:9). Prendiamo in esame alcune verità:
- L’INVITO ALLA LODE
“Lodate Dio…” (v.1). Nel nostro testo per ben undici volte viene consigliato di lodare Dio, a dimostrazione che il salmo 150 s’inserisce perfettamente nell’armonioso e completo messaggio dell’Evangelo che ci invita a lodare il Signore (Es. 15:11; I Cron. 18:8; Neh.12:27; Is. 38:16; Ger. 31:7; Atti 16:25; Apoc. 19:5; Is.25:1; Salmi 146:2; 34:1). Ciò che accomuna gli uomini e le donne di Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento, vissuti in epoche diverse, è il sentimento della lode nei confronti dell’Iddio vivente e vero. Consideriamo:
- L’invito ad una profonda comunione con Dio. Lo scrittore ispirato incoraggia i lettori a entrare in contatto con Dio. La lode rivolta a Dio è l’espressione di un legame forte, vivo e di un rapporto personale con il Signore (Atti 16:25). Nel lodare Dio, come del resto in tutta la nostra vita di credenti, non siamo abbandonati alle nostre sole forze: mentre lodiamo, lo Spirito di Dio è presente e dà alla nostra lode il suo giusto senso. La lode è, come la fede, dono di Dio e risultato dell’Opera dello Spirito Santo in noi (Eb. 13.15; Is. 26:13);
- L’invito alla comunione fraterna (I Pietro 2:25). Non c’è spazio né per la solitudine né per l’isolamento (Sl.68:6; 42:4). Siamo incoraggiati a vivere la Koinonia, a realizzare l’Unità dello Spirito (Sl. 75:1; 34:3; Giov.17:22; Sl.100:4);
- L’invito alla riflessione. La lode non è, dunque, riflessione dell’uomo su sè stesso, sulla sua natura e sul suo fine (Lc.18:9-14) ma riflessione su Dio, sulla Sua grandezza, sulla Sua onnipotenza (II Sam. 22:1-3; Ger.20:13);
- L’invito alla benedizione. Il salmista aveva realizzato i benefici della lode (Sl.147:1), perciò invita i lettori a sperimentare la benedizione attraverso la lode (II Cron.20:22). La lode edifica, fortifica, è la chiave che apre la porta della vittoria, è la via della benedizione e del miracolo. Dio liberi il Suo popolo dalla tristezza, dall’oppressione o da qualsiasi forma di depressione, dalla lagnanza e lamento e lo rinnovi con la potente Sua gioia.
- IL LUOGO DELLA LODE
Tutte le versioni in lingua italiana a nostra disposizione riportano “lodate Dio nel suo santuario…” (v.1), indicando così un luogo preciso, il Tempio di Gerusalemme, all’interno del quale il Signore incontrava il Suo popolo riunito per lodarLo. La Versione Vulgata rende l’espressione al plurale: “Lodate Dio nei Suoi luoghi Santi” , alludendo ai due ambienti principali del Tempio, quello Santo e quello Santissimo. Ricordiamo l’insegnamento di Gesù riguardo la funzione specifica del tempio, quando disse: “…non è scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti"? Ma voi ne avete fatto un covo di ladroni” (Mr.11:17). Dunque gli ebrei erano invitati a lasciare le proprie case e i propri villaggi per raggiungere il tempio e adorare il Signore. Soffermiamoci ora su alcuni concetti importanti per noi credenti di oggi:
- Il locale di culto. Facciamo molta attenzione a non trasformare le nostre “chiese” semplicemente in luoghi di aggregazione sociale, a non farle diventare una sorta di club cristiani aperti ai soci regolarmente iscritti oppure a snaturarle in luoghi di intrattenimento serale. Noi desideriamo che i nostri locali di culto rimangano ancora dei luoghi all’interno dei quali il nome di Dio è esaltato e glorificato (Sl.22:22). Vogliamo che nei nostri culti sia data la centralità alla Parola di Dio, alla lode a Dio, alle preghiere a Dio: che Dio abbia il primato durante le nostre riunioni (I Cor.11:17-22);
- Ogni credente è tempio dello Spirito Santo. (II Tim.2:9) (I Cor.6:19). Questo assioma ci induce a riflettere sul luogo della lode e spiega che, rigenerati dall’Opera di Cristo, siamo chiamati a lodarlo non più nel Tempio e non solo nel locale di culto, che quindi noi stessi siamo divenuti il “santuario di Dio” dal quale deve uscire una lode continua al Signore.
- IL MOTIVO DELLA LODE
“Lodatelo per le sue gesta…per la sua somma grandezza” . Noi lodiamo Dio anzitutto per chi Egli è e poi per quello che Egli fa! Desideriamo vivamente che la nostra lode preceda (Atti 16:25) e segua (Atti 3:8) l’Opera di Dio e che questa lode sia continua (Sl.146:1,2; 59:16; 100; 65; 30). Il salmo ci da alcuni motivi per lodare il Signore:
- Per la Sua potenza. Tutta la Bibbia ci parla della Sua potenza: il nostro è l’Iddio forte (Sl.29);
- Per le Sue gesta. Un preciso riferimento alle Sue opere di creazione, provvidenza e redenzione. Queste opere eccellenti devono ricevere lodi eccellenti (Lc.8:39; Apoc. 19:5);
- Per la Sua somma grandezza. Non c’è nulla di misero in Dio e oltre a Lui nessuna cosa sussiste. Egli possiede grandezza assoluta (Sl.96:4);
- Per testimoniare del Suo nome. La nostra lode è motivo di testimonianza e cantare le Sue lodi è dimostrazione naturale di ciò che è accaduto nella nostra vita (Atti 3:9-11; 16:15,16), così facendo il mondo udrà che c’è un popolo che proclama le Sue lodi.
- I PRATICANTI DELLA LODE
“Ogni creatura che respira, lodi il Signore. Alleluia” . La parola “respiro”, neshamah , è quella che più di ogni altra denota la vitalità degli esseri umani quale dono di Dio (Gen.2:7; Gb.32:8; Is.42:5). Dunque, chi deve lodare Dio? Il salmista risponde: TUTTI, NESSUNO ESCLUSO! Lodiamo:
- Per la vita biologica. Essa è un dono di Dio. Non disprezziamola, piuttosto lodiamo Dio per la vita. Prima che noi nascessimo, nessuno ci pensava e poteva immaginare qualcosa di noi. Ma Dio ancor prima che giungessimo alla vita ci ha pensato e amato (Ger.1:4,5). Lodiamolo!;
- Per la nuova vita in Cristo. Lodiamolo, soprattutto, per il nuovo soffio che Egli ci ha elargito, attraverso il quale abbiamo ottenuto nuova vita in Cristo Gesù (Giov.20:22). E allora, nessun altro uso del nostro “soffio di vita” potrebbe essere più giusto e più conforme alla vita stessa del lodare il Signore; nessun’altra realtà potrebbe esprimere meglio della lode la riconoscenza per il fatto che ci siamo e siamo stati vivificati per la Sua Grazia (Sl.115:17,18).
Gioacchino Caltagirone
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