La volontà di Dio


Tutti, nel corso della vita, ci siamo chiesti quale fosse la volontà di Dio, per esempio in merito alla persona giusta da sposare, o per quanto riguarda la scelta di un’occupazione lavorativa.
In tanti momenti della nostra vita abbiamo chiesto a Dio di illuminarci e di guidarci sulla via giusta da percorrere, di mostrarci il Suo piano e il Suo volere per noi.

La definizione di volontà è: facoltà di volere, quella capacità di agire in modo da raggiungere uno scopo; quindi, possiamo affermare che la volontà di Dio ha uno scopo e, anche se a volte, per essa, attraversiamo momenti difficili, momenti angusti e di prova, possiamo comunque affermare con fede che questo scopo è benevolo, perché il Signore non fa del male a nessuno.

Vedremo e impareremo da questo studio che, anche se a volte tramite circostanze non apparentemente favorevoli, la volontà di Dio fa cooperare ogni cosa al bene di coloro che amano il Signore.

La volontà di Dio Universale
La volontà di Dio, ci viene rivelata attraverso la sua Parola; in Romani 2:18, infatti, possiamo leggere: conosci la sua volontà, e sai distinguere ciò che è meglio, essendo istruito dalla legge.
Noi abbiamo conosciuto il volere di Dio, e il suo piano è stato rivelato agli uomini, attraverso la Parola, e la Parola è Gesù fatta carne: la piena volontà di Dio, la più grande, la più bella e benevola volontà del Signore si è compiuta nel mandare il suo figliuolo Cristo Gesù, quindi è attraverso di lui che noi comprendiamo quello che è il volere di Dio. Il volere di Dio, dunque, non consiste in sogni o in visioni di uomini, ma ci viene rivelato dalla Parola mediante l’illuminazione che proviene dallo Spirito Santo, trovando in Essa delle riposte buone, adatte ad ogni circostanza della vita.

Il Signore, infatti, ci invita, come leggiamo nel libro di Giosuè, a meditare su questa Parola giorno e notte, a non farla mai dipartire da noi, perché continua ad essere una lampada in sentiero oscuro.

La perfetta volontà di Dio viene evidenziata nei suoi piani, nei suoi disegni; dalla lettura nel vangelo di Giovanni, al capitolo 6, i versi 35-40: Gesù disse loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete. Ma io ve l’ho detto: “Voi mi avete visto, eppure non credete!” Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori; perché sono sceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell’ultimo giorno. Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in Lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Gesù più volte, nella Scrittura, affermerà di essere venuto non per fare la propria volontà, ma quella del Padre suo che è nei cieli.

In particolare, dai versi di Giovanni sopra citati, possiamo estrapolare quelli che sono tre aspetti della volontà di Dio:

  1. Gesù è disceso dal cielo per fare la volontà di Dio Padre: sono sceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato (v.38).
    Dio Padre ha mandato il suo figlio unigenito, l’agnello perfetto, a morire sul duro legno della croce per espiare i peccati di tutta l’umanità.
  2. E’ volontà del Padre che nessuno si perda: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati (v.39).
    Nella Scrittura apprendiamo che è volontà di Dio che nessuno si perda, ma che tutti gli uomini possano essere salvati. La salvezza è per tutti gli uomini che, per fede, credono che Gesù Cristo è il figlio di Dio, accettano il suo sacrificio e si convertono dalle loro iniquità.
  3. E’ volontà del Padre donarci la vita eterna: chiunque … crede in Lui, abbia vita eterna (v.40).
    La volontà del Padre è che chiunque ha creduto nel Figlio venga risuscitato nell’ultimo giorno, possa incontrare il Signore nell’aria e goderlo nel cielo, insieme ai santi e agli angeli, per tutta l’eternità.

La volontà di Dio personale
La volontà di Dio, rivelata in maniera universale a tutta l’umanità, è tuttavia anche una volontà personale, perché il Signore ha un piano specifico per ogni suo figlio. È importante, dunque, comprendere che la volontà di Dio, rivelata alla nostra vita, ha come scopo quello di cambiare il nostro modo di vivere: non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà (Romani 12:2). Conoscere per esperienza quale sia la volontà di Dio, definita dall’apostolo Paolo buona, gradita e perfetta, serve a rinnovare la nostra mente, affinché non siamo più trascinati dal nostro vecchio modo di ragionare e di agire, ma avendo i pensieri rinnovati, possiamo intraprendere la giusta via, quella cioè che rientra nel perfetto piano di Dio per noi.

Il cambiamento che avviene mediante il rinnovamento della nostra mente deve tradursi in maniera pratica nella nostra vita: guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi. Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore (Ef 5:15-17). Questo verso ci chiama a non essere disavveduti, ma avveduti; l’avvedutezza, infatti, ci aiuta a capire bene quale sia la volontà del Signore per noi e a vivere in maniera corretta il suo piano per la nostra vita.

In I Tessalonicesi 4, nei versi da 2 a 7 leggiamo quello che la volontà di Dio vuole compiere nella nostra vita: Infatti, sapete quali istruzioni vi abbiamo date nel nome del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio; che nessuno opprima il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, come già abbiamo detto e dichiarato prima. Infatti, Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione (I Tes 4:2-7). In questi versi della Parola è evidenziata chiaramente l’opera che la volontà di Dio vuole compiere nella nostra vita. Dio, infatti, desidera che noi sappiamo:

  • Possedere il nostro corpo in santità e onore: ciò significa che, per volontà di Dio, dobbiamo astenerci dalla fornicazione e non cedere alle umane passioni peccaminose che regnavano nella nostra vita prima di conoscere il Signore, perché siamo chiamati a santificazione, cioè la separazione dal male e dall’iniquità, con la quale potremo vedere il Signore;
  • Vincere le nostre emozioni, intese come sensazioni umane (il cuore): non siamo chiamati a seguire il nostro cuore, con le sue emozioni e le sue sensazioni. Come ci ricorda la bibbia, infatti, il cuore dell’uomo è insanabilmente maligno e in suo nome si compiono i mali peggiori che accadono sulla terra. Siamo chiamati, invece, a seguire quella che è la volontà di Dio e a incamminarci nelle sue vie per adempiere il suo piano per la nostra vita;
  • Trattenere la lingua: Giacomo nella sua epistola parlando della lingua la definisce un piccolo membro, tuttavia capace di creare grandi danni. L’apostolo, infatti, la paragona a un fuoco, a qualcosa che non si può domare, a un male continuo, a un veleno mortale, uno strumento con il quale da un lato benediciamo Dio e dall’altro malediciamo gli uomini. Il Signore ci aiuti affinché la conoscenza della sua volontà ci renda capaci di usare le parole, di saperle dosare, pesare e frenare in modo che la nostra bocca possa continuare ad essere una fonte di benedizione in grado di saziare i cuori.

Vivere per fede la volontà di Dio
Il credente è chiamato a vivere la volontà di Dio non con fatalismo, ma con fede. Quando si attraversano momenti difficili, di sofferenza, si mette in discussione quella che è la volontà di Dio, ritenendola incompatibile con il suo amore. Infatti, si può essere portati a pensare: se Dio è amore, allora perché c’è tanto male e tanta sofferenza nel mondo? Rispondiamo così a questa domanda: Dio mostra, e ha sempre mostrato, interamente qual è il suo piano all’uomo e lo fece anche con Adamo ed Eva. Ripercorriamo brevemente la storia: Adamo ed Eva vengono benedetti da Dio, vengono posti nel giardino, gli viene detto che tutto ciò che vedono è a loro disposizione, possono mangiare il frutto di tutti gli alberi, tranne di quello che sta al centro del giardino, l’albero cioè della conoscenza del bene e del male. Qualcuno potrebbe dire: se Dio è un Dio d’amore poteva nascondere agli uomini che se avessero mangiato il frutto di quell’albero sarebbero certamente morti; nascondendolo, forse, si sarebbero salvati. Ecco da questo comprendiamo qual’ è il modo di agire di Dio, Egli mostra il suo volere a 360°, dandoci libero arbitrio, ovvero la capacità di scegliere se amarlo e accettare la sua volontà o se non amarlo e quindi non accettare quello che è il suo volere.
Non è colpa di una volontà errata di Dio, ma è quel piano benevolo di Dio, mostrato alla nostra vita, che noi dobbiamo accettare per fede e quelle cose che noi non comprendiamo accadono non perché Dio è un castigatore o è sadico nei confronti delle sue creature, ma perché gli uomini, nel loro libero arbitrio, decisero di aprire le porte al male.
Altresì Dio mostra interamente il Suo piano in Gesù: lascia oggi agli uomini il libero arbitrio, la libertà di scegliere se credere, o no, per fede nel sacrificio di Cristo.
Questo concetto della volontà di Dio rivelata in Adamo prima e in Gesù dopo, lo troviamo in Romani, capitolo 5, versi 18 e 19: dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti. Da questi versi apprendiamo quali sono gli effetti del peccato, come anche quelli che sono gli effetti della giustificazione in Cristo Gesù; nello stesso capitolo, al verso 20, leggiamo la meravigliosa verità: dove il peccato è abbondato, la grazia di Dio è sovrabbondata.

La fede posta nella volontà di Dio ci spinge a pregare secondo la volontà di Dio.
Gesù non solo è venuto per fare la volontà del Padre, ma ha anche pregato secondo la volontà del Padre e insegna anche a noi a farlo: venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo, anche in terra (Mt 6:10). Egli, dunque, ci insegna a pregare: sia fatta la tua volontà. Ora, la volontà di Dio non deve essere accettata con fatalismo, ma con fede, sapendo che ciò che Dio desidera per noi non è il male: anche quando attraversiamo momenti difficili, anche quando attraversiamo la valle dell’ombra della morte, anche quando affrontiamo prove e tentazioni, Dio desidera farci del bene.

Quando noi preghiamo secondo la volontà di Dio, quando poniamo fede nell’accettare questa volontà, la nostra carne si ribella, perché essa è contraria al volere di Dio, mentre il nostro spirito è pronto a compierlo.
Al Getsemani, in Matteo 26:39-41: e andato un po’ più avanti (Gesù), si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi». Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un’ora sola? Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
Nel momento più difficile della sua vita, prima di essere arrestato e successivamente condotto alla morte in croce per l’espiazione dei nostri peccati, Gesù prega: Padre se è possibile, passi oltre da me questo calice. Egli chiede ai suoi discepoli di sostenerlo nella preghiera, ma questi nel frattempo si erano addormentati. Apprendiamo due verità fondamentali da questo brano: non solo è importante pregare secondo il volere di Dio, ma è altrettanto importante vegliare e perseverare nella preghiera.

Noi, a volte, non accettando per fede quella che è la volontà di Dio, cominciamo a ribellarci ad essa, rischiando di vivere la stessa esperienza fatta da Asaf (cfr. Salmo 73), il quale, non riuscendo a comprendere come mai gli empi prosperavano e vivevano tranquilli, mentre coloro che amano il Signore soffrivano, cadde in una profonda crisi, perché non comprendeva, e quindi non accettava, quella che era la volontà di Dio. Solo quando si trovò nella casa del Signore, alla Sua presenza, cominciò a vedere quella realtà non con gli occhi della carne, ma con gli occhi dello spirito e la volontà di Dio gli fu rivelata: la fine degli empi è la perdizione, mentre per i giusti, anche se attraversano momenti di prova e di difficoltà, la fine è essere risuscitati e andare nel cielo per tutta l’eternità. Le sofferenze presenti non sono paragonabili alla gloria che ci sta dinanzi, quindi dobbiamo accettare per fede quella che è la volontà di Dio.
La carne si ribella alla volontà di Dio, lo spirito invece è pronto, e deve essere pronto, a mettere in pratica la volontà del Signore.

Il fatalismo che proviene dalla carne, invece, ci porta a giustificare le nostre mancanze, il nostro disimpegno, in quanto per esso riteniamo che le cose debbano semplicemente accadere.
Spesso, infatti, affermiamo di accettare la volontà di Dio, ma in realtà non facciamo assolutamente nulla per reagire ad una determinata difficoltà. Il termine reagire, in questo contesto, non deve essere inteso come ribellione, perché chiaramente ribellarsi non rientra affatto nel volere di Dio. Piuttosto, il suo significato è: comprendere il piano di Dio. Un perfetto esempio biblico, a riguardo, è l’apostolo Paolo. Leggiamo la sua esperienza in II Cor 12:8-10: tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché quando sono debole, allora sono forte. Analizziamo questi versi con attenzione: l’apostolo Paolo, nel nome di Gesù, aveva visto tanti malati guarire e, con fermezza dichiariamo che, ancora oggi, Gesù è potente a guarire da ogni malattia e infermità.
Paolo ora si trova egli stesso infermo e prega il Signore di guarirlo, tre volte ho pregato il Signore, e a questa preghiera giunge una risposta; il Signore gli fa comprendere che la sua volontà per lui non era guarirlo, ma di continuare il suo percorso di vita convivendo con questa malattia, seppur fastidiosa, perché la potenza di Dio si dimostra perfetta nella debolezza. Questo è il volere di Dio e Paolo lo comprende, lo accetta per fede e non con fatalismo, infatti dirà: perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Solo per la rivelazione che proviene dallo Spirito Santo possiamo comprendere che è la volontà di Dio per noi anche quando questa ci porta ad attraversare dei momenti di difficoltà. Ma la malattia di Paolo non era la conseguenza dell’abbandono di Dio, di una punizione divina o della mancanza di fede dell’apostolo, era l’effetto della grazia di Cristo Gesù nella sua vita, affinché nelle debolezze la potenza di Cristo riposasse ancora di più su di lui, per questo mi compiaccio. Pertanto, quanti vivono momenti di difficoltà o di malattia, continuino ad avere fede nel Signore, il quale può ancora, certamente, guarire da ogni infermità. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno, ma se nel volere di Dio c’è di continuare, per il tempo che Lui vorrà, a convivere con la malattia, dobbiamo essere consci che ciò non significa non avere fede, che il Signore ci ha abbandonati o che ci ha puniti, ma quello è il volere di Dio affinché attraverso quel momento di difficoltà possiamo essere più potenziati nello spirito e la grazia di Dio possa riposare di più su di noi. L’apostolo Paolo lo comprende e quindi non reagisce con fatalismo, ma con uno slancio di fede dirà, perciò molto volentieri mi vanterò, di cosa? Del meraviglioso piano di Dio e della sua forza che si dimostra perfetta nella debolezza dell’uomo.

Un miracolo mancato nel corpo, portò un miracolo nella sfera spirituale dell’apostolo, il quale attraverso la malattia comprese tante cose che forse prima non aveva afferrato. Paolo capisce che la volontà di Dio passa attraverso quella sofferenza che, ribadiamo, non significa mancanza di fede, abbandono o punizione, piuttosto significa: eccellenza, ricchezza e forza nella potenza di Cristo Gesù.

In conclusione, continuiamo a pregare per comprendere la profondità dei piani di Dio, sapendo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno (Romani 8:28).

Studi: