Il culto cristiano cap. 3

“A te,o Dio, nel raccoglimento sale la lode in Sion ” (Salmo 65:1);

“Si troveranno in mezzo a lei inni di lode e melodia di canti” (Isaia 51:3);

“La Parola di Cristo abiti in voi doviziosamente; ammaestrandovi ed ammonendovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia salmi, inni, e cantici spirituali” (Colossesi 3:16)


Il canto cristiano: Espressione di adorazione di lode e di ringraziamento

Vi sono sicuramente altri versi biblici che confermano che il canto è un elemento importante nella celebrazione del culto al Signore. Nell’Antico Testamento il canto aveva la sua grande importanza nella celebrazione del culto offerto a Dio. Davide stesso stabilì dei cantori che cantassero le lodi a Dio, stabilì pure degli strumenti musicali, chiamò al servizio del tabernacolo anche dei direttori d’orchestra (ad esempio Asaf).

Nel Nuovo Testamento invece, non troviamo nessuna traccia di strumenti musicali suonati durante il culto, ma certamente anche nella chiesa dell’era Apostolica, come ci dimostra il libro degli Atti e alcune Epistole, il canto aveva la sua grande importanza. Le lodi a Dio nella chiesa antica erano spesso ispirate dai salmi.

Uno sguardo all’Antico Testamento
Nell’Antico Testamento troviamo l’esempio di uomini e di donne (Mosè, Deborah, Anna, Davide, i figli di Core, i canti dei pellegrinaggi, Asaf, Simeone, Zaccaria, ecc...) che sospinte dallo Spirito Santo hanno elevato inni sacri a Dio per una liberazione concessa o per un miracolo ricevuto. Il canto aveva sempre uno scopo: il ringraziamento a Dio.

Il canto nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento troviamo dei canti che la chiesa elevava a Dio: “ Colui che è stato, manifestato in carne, è stato giustificato nello spirito, è apparso agli angeli è stato predicato ai gentili, è stato creduto nel mondo è stato elevato in gloria” (I Tim.3:16) Gli Inni erano cantati senza ritornello e il testo era un mezzo per ricordare le verità fondamentali della Bibbia, della fede cristiana.

Il modo di cantare nelle riunioni di culto
Quando parliamo di “modo” di cantare non intendiamo affermare che possono cantare gli inni a Dio solo coloro che hanno capacità canore e musicali, ma vogliamo affermare che per cantare le lodi a Dio, v’è un “modo” e delle attitudini che devono essere esclusivamente spirituali. Perché agli occhi e al cuore di Dio è più gradito il canto di un analfabeta in materia di musica, purchè sia ispirato. Leggendo Efesini 5:18-20 scopriremo alcune attitudini necessarie per il canto: Con serietà - Ripieni dello Spirito Santo - Con cantici spirituali - Col cuore - Rendendo grazie - A Dio Padre - Nel nome di Gesù.

Le caratteristiche di un canto cristiano
Il canto in senso biblico ha tre caratteristiche o aspetti da considerare (Efesini 5:19):

  • Aspetto didattico: “Parlandovi con salmi, inni” (cioè canti di trionfo e di esultanza) e cantici spirituali (in lingue).
  • Aspetto culturale: è un bel modo per lodare Dio;
  • Aspetto comunitario: non ci devono essere solisti.

I cantici inoltre devono essere: scritti da chi è nato di nuovo e cantati sotto l’impulso della grazia (Colossesi 3:16).

Le influenze mondane
La mondanità ha il suo fascino ed è facile far passare certi lavori musicali come opere religiose, sacre, divine. Negli ultimi anni nelle nostre chiese sono stati introdotti canti che non hanno nessun fondamento biblico. Il canto deve sempre trovare il suo fondamento nella Parola ispirata da Dio: La Bibbia. Adesso si parla pure di Rock evangelico, di concerti cristiani, di tournèe di cori, di mimi musicali. Il Risveglio Pentecostale ha la particolarità di esprimere felicità e far traboccare i cuori di gioia e d’allegrezza. Il canto è la componente predominante soprattutto nella vita di moltitudini di giovani. La manifestazione di un’allegrezza davvero spirituale è indubbiamente salutare: "C’è qualcuno di animo lieto? Salmeggi" (Giac. 5:13). La gioia di aver conosciuto il Signore Gesù Cristo come Salvatore vivente e l’allegrezza prodotta dalla presenza dello Spirito Santo, la cui opera è una realtà attuale, generano una "letizia divina" che s’esprime in un canto spontaneo. Sembra che esista un insaziabile desiderio di nuovi cori, che in particolare riguardino la Persona del Signore Gesù. Tutti i cantici più apprezzati trattano il tema del Suo infinito amore e della Sua potenza redentrice. Quanto è meraviglioso Gesù!

Il modello del Nuovo Testamento
Conosciamo abbastanza su questo argomento oppure abbiamo ancora bisogno di saggi suggerimenti per glorificare di più il Signore e dilettarci in modo ancor più edificante? Il Nuovo Testamento rappresenta la "corte d’appello" a cui rivolgersi in merito a tutto ciò che è veramente "pentecostale". Esistono soltanto due citazioni parallele che si riferiscono al nostro argomento: "Parlandoci con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore" (Efes. 5:19). "Istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza; cantate di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali" (Coloss. 3:16). La considerazione principale che questo consiglio biblico ci induce a formulare è che il nostro canto dovrebbe essere di aiuto all’istruzione e all’esortazione. Cioè che le parole messe in musica dovrebbero avere qualcosa di solido e di sano per ciò che riguarda la verità cristiana.

Il sentimentalismo
È auspicabile quindi una maggiore distinzione tra gl’inni che sono soltanto sentimentali e quelli che invece posseggono vera potenza. Un inno dal contenuto dottrinale non è necessariamente pesante. Spesso abbiamo ammirato le splendide espressioni di dottrina biblica in tanti cori di risveglio. Sono mezzi ideali per impartire il "latte puro della Parola" ai nuovi convertiti nelle campagne di evangelizzazione. Non v’è dubbio che cori di risveglio e cantici eseguiti sulla base di una melodia orecchiabile possono anche essere appresi velocemente.

Il valore della dottrina
Ad esempio, il valore attuale e intramontabile di tanti inni di Carlo Wesley [l’innologo del Risveglio Metodista del XVIII secolo, n.d.r.] si trova proprio nel raro equilibrio tra la dottrina evangelica e la felice esperienza cristiana individuale. Si può tornare indietro di secoli negli antichi inni cristiani e trovare spesso un’eloquente espressione dottrinale che prende la forma di lode e di preghiera ferventi. Basti ricordare che nel Nuovo Testamento Colossesi 1:13-20 e Filippesi 2:6-11 sono inni. Paolo apostolo ovviamente non aveva tempo per cantare senza uno scopo. Il canto cristiano non è soltanto un’espressione di “eccitazione spirituale”, che facilmente si trasforma in emotività e poi forse anche in carnalità. Il canto deve poggiare su un fondamento solido, deve produrre un’edificazione genuina, deve essere cibo per l’anima affamata. Un’altra particolarità dei due passi biblici citati risiede nel fatto che gl’inni cristiani devono essere rivolti "al Signore". Lo scopo è quello di compiacere e glorificare il Redentore. Il canto deve essere eseguito per il Suo gradimento. Le melodie devono prima di tutto e soltanto essere gradite all’orecchio di Dio. Un errore nel quale possiamo cadere nel produrre cantici e cori è quello di attribuire un’enfasi eccessiva alle nostre esperienze, alle nostre sensazioni, ai nostri desideri, ecc., trascurando la vera adorazione e la lode a Dio. Così, inconsciamente, cantiamo a noi stessi o per noi stessi o l’uno per l’altro, piuttosto che "al Signore". Il canto è un’espressione perfettamente legittima della dolcezza della sana emozione cristiana, proprio come il miele era un alimento della particolare dieta della "terra promessa" (Esodo 16:31). Non vi doveva, però, essere miele nell’offerta recata al Signore (Lev. 2:11). Non dobbiamo confondere l’espressione delle nostre sensazioni con la vera adorazione "in spirito e verità". In ogni caso il "miele" deve essere preso con moderazione (Prov. 25:16). Il troppo cantare del “tipo più dolce” di inni e cori, alla fine produce sempre nausea spirituale. La vera adorazione non stanca mai!

Il canto con lo spirito
Un altro versetto della Scrittura ha uno speciale legame con il "canto pentecostale": "Salmeggerò con lo spirito ma salmeggerò anche con l’intelligenza" (I Cor. 14:15). È evidente che il cantare con lo spirito è analogo al pregare con lo spirito in altre lingue; è una forma di adorazione personale, di lode, in cui il credente è condotto a sperimentare un’intima comunione con Dio nell’adorazione privata. Tale esperienza non può essere altro che dilettevole ed edificante per l’individuo, ma poiché la comunità intera non può avere il privilegio di partecipare all’esperienza di chi canta, deve esserne vietato l’esercizio nelle riunioni di culto. Un’ovvia eccezione può essere fatta nelle riunioni di culto se tutti i presenti saranno usati come “un’arpa" dalla mano invisibile dello Spirito Santo e allora tale canto con lo spirito diventerà un perfetto coro celeste. Dio sia ringraziato che spesso siamo stati presenti in tali occasioni ed abbiamo partecipato a tale coro. Tuttavia l’equilibrio deve essere mantenuto per cantare "anche con l’intelligenza" [salmeggiare con la mente - Vers. Diodati]. Dobbiamo ricordare che il suggerimento dello Spirito Santo può rallegrare le facoltà intellettuali dell’individuo quanto lo possono le emozioni. Il canto cristiano "anche con l’intelligenza" può essere apprezzato dagli estranei presenti al culto. Paolo apostolo nutriva sempre tale visione, che noi dovremmo a nostra volta alimentare nelle riunioni pubbliche. In questa lezione riguardante le manifestazioni dello Spirito Santo, troviamo un’applicazione pratica in quanto è sottinteso che il canto comunitario dovrebbe sempre rispettare le esigenze della parte spirituale ed intellettuale del nostro essere, come anche di quella emotiva. Deve prefiggersi di conservare l’equilibrio di tanta esortazione, tanta edificazione e tanta consolazione.

La comprensione fraterna
Possiamo porre però un’altra domanda: "Qual è la giusta attitudine ‘pentecostale’ verso la buona musica?”. Per alcuni si tratta di un interrogativo indubbiamente sgradevole. Due estremi debbono essere evitati, che gran parte di noi vorrebbe forzare per far valere il proprio gusto personale. Innanzi tutto l’estremo di chi considera con disprezzo le melodie semplici e talvolta poco attraenti di tanti cantici e cori. Vi è poi la posizione opposta di chi guarda con sospetto e avversione tutte le melodie e tutti gl’inni classici ritenendoli non spirituali. Ambedue queste posizioni sono errate. Sull’argomento dovrebbe sempre manifestarsi una sana comprensione fraterna. Dobbiamo essere pronti ad apprezzare la benedizione che un fratello riceve da un inno che personalmente non è di nostro gusto e riconoscere il fatto che lo Spirito Santo usa grande varietà di materiale per adempiere i Suoi scopi benedetti. I gusti personali tengono molti di noi in una forma di rigida schiavitù riguardo a determinati cantici, però, il nostro gusto personale dovrebbe essere l’ultimo fattore a guidarci nella scelta. Gli unici princìpi ammessi nel guidare il canto comunitario dovrebbero essere quelli del Nuovo Testamento.
I seguenti tre princìpi possono servire da guida:

  • Il canto cristiano deve essere dedicato "al Signore";
  • Il canto cristiano deve edificare, perciò deve essere sano nella dottrina e solido nel carattere;
  • Il canto cristiano deve provvedere uno sbocco per le nostre emozioni, cioè dare un’adeguata espressione alla presenza dello Spirito Santo.

Questi tre princìpi biblici sono gli unici che possono guidare tutto il canto pentecostale. Ogni risveglio ha avuto le proprie caratteristiche e anche i suoi inni. L’attuale effusione dello Spirito Santo ha prodotto un desiderio per cantici e cori che esprimono gioia traboccante e specialmente diletto per la Persona del Redentore. Molti dei cori di risveglio più popolari sono essenziali ed elementari se giudicati col criterio classico, ma se sono sinceri e lo Spirito di Dio ha testimoniato rendendoli mezzo di molte e durature benedizioni per tanti credenti, allora hanno elevato intere comunità nel più puro culto spirituale. Tuttavia, faremo bene a non trascurare e a non disprezzare l’eredità inestimabile degl’inni antichi, ricchi di espressioni accurate delle verità evangeliche e delle esperienze spirituali unite a melodie adatte, trasmesse alle nuove generazioni dai santi di ogni tempo.
NOTA: i “musicisti” cristiani Col termine musicista intendiamo tutti coloro che compongono musica ed eseguono brani musicali.
Durante la celebrazione del culto al Signore, la chiesa non ha bisogno di musicisti qualificati, ma di semplici credenti che nati di nuovo desiderano, con la guida dello Spirito Santo, suonare maestrevolmente degli inni a Dio. Purtroppo negli ultimi tempi nelle nostre chiese si sta verificando una spiacevole realtà: l’inserimento di professionisti, quindi di musicisti non salvati che in qualche modo formino e dirigano dei cori o dei complessi “cristiani”.

Caratteristiche interiori:

  • essere innanzitutto salvati;
  • vivere una vita comunitaria (Ebrei 10:25);
  • essere sottomessi a Dio e ai responsabili (Ebrei 13:17; Giac.4:7).

Caratteristiche esteriori:

  • diligenti nell’abbigliarsi (Daniele 1:15);
  • evitare ogni forma di ambizione ed esibizione (Giov.12:43).

Alle volte c’è un eccesso di protagonismo e di esibizione. L’obbiettivo dei “musicisti”deve essere quello di glorificare Dio.

Sobri nei ritmi e nei volumi
La musica cristiana deve calmare, rallegrare e preparare i cuori all’adorazione e alla ricezione della Parola di Dio. Ritmi aggressivi e martellanti, volumi troppo alti hanno il solo effetto di eccitare i sensi e stordire le menti. La musica cristiana deve essere serva del testo e non viceversa. La cosa importante è il messaggio del canto, che purtroppo non sempre è comprensibile.

Realizzare la guida dello Spirito Santo:
i fratelli e le sorelle che suonano devono essere attenti alle indicazioni dello Spirito Santo (Filippesi 3:3).

Gioacchino Caltagirone

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