Il culto cristiano cap. 5

“…afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale facesti quella bella confessione di fede in presenza di molti testimoni ” (I Timoteo 6:12)


La testimonianza: Espressione spontanea del credente

La testimonianza non si compone soltanto di parole, ma anche di comportamenti che esprimono una realtà accettata e vissuta. D’altronde l’essere testimoni costituisce il Grande Mandato che Cristo ha rivolto alla Sua Chiesa (Atti 1:8) ed è l’espressione spontanea dell’anima che ha sperimentato la nuova nascita per mezzo dello Spirito Santo (Atti 4:20; I Cor.9:16).

  1. Il significato biblico del termine
    La parola “testimone”, sia nella lingua italiana che in quella del Nuovo Testamento (gr.Martur), indica colui che offriva la propria testimonianza negli atti giuridici. “Marturein”: reso in italiano con “testimoniare” esprime un concetto legale, testimoniare di ciò che si è visto e sentito "Or voi siete testimoni di queste cose” (Luca 24:47,48).
  2. Il significato (Giov. 3:11; 9:25; con Atti 22:15)
    Significa fornire una testimonianza di prima mano, basata sulla conoscenza personale. Un testimone non dirà ciò che pensa o che suppone oppure che ha sentito dire, ma deve invece riferire ciò che sa, che ha direttamente sperimentato.
  3. Le caratteristiche del testimone
    Un testimone fedele all’Evangelo e al Signore, prima di apparire si preoccuperà di essere un vero testimone. L’Opera prodotta dallo Spirito Santo nella sua vita deve produrre:
    • l’arresa (Atti 9:1,8), lui stesso si definirà “servo” di Gesù Cristo (lett. schiavo legato);
    • l’umiltà (Atti 20:19; Giac.1:1), l’apostolo Giacomo ad esempio non si presenta come il fratello del Signore o come il pastore di Gerusalemme, ma semplicemente come “Giacomo servo di Dio e del Signore Gesù Cristo”;
    • la sensibilità (Atti 20:19; II Cor.11:28), l’indifferenza e l’insensibilità per l’opera di Dio e per i perduti ci porteranno inevitabilmente alla morte;
    • la fermezza (Col.2:5), certamente un testimone fedele di Dio si preoccuperà di rimanere fermo nella sana dottrina;
    • la trasparenza (Atti 20:20), la sincerità e la trasparenza non sono virtù innate nell’uomo, ma prodotte dalla grazia in Cristo Gesù.
  4. Peculiarità della testimonianza
    1. Per l’edificazione reciproca (I Cor.14:26);
    2. Specifica (I Cor.14:16- “…non sa quel che dici”); (I Cor.14:19- “cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri);
    3. Attuale (Marco 5:19);
    4. Coerente (Filippesi 4:9; Giac.3:5; 7:20);
    5. Dinamica (Atti 8:25);
    6. Soggetto principale (Atti 4:12): la testimonianza deve essere concentrata e accentrata sulla persona di Gesù Cristo, unica via di salvezza: “… mi sarete testimoni”. L’opera di Cristo nel credente - la testimonianza non è la “predicazione”, ma una “deposizione” fedele di fatti accaduti, i quali il credente ha vissuto in prima persona (Atti 24:35);
    7. La natura (Matt. 4:19; Giov. 5:36; 15:26): la testimonianza innanzitutto deve essere prima pratica e poi teorica o verbale: “ … e mi sarete testimoni”: non simulerete, farete i testimoni … non è uno spettacolo, i credenti non appaiono bensì sono testimoni. Il piano di Dio è che ogni credente viva e parli di Gesù come il Maestro che “prese a fare e ad insegnare” (Atti 1:1);
    8. Il fine della testimonianza (Colossesi 1:18; I Pietro 4:11; Atti 21:20): che la lode per ogni cosa vada sempre e soltanto a Dio.

Il Signore ci aiuti a ricordare che la testimonianza è un grande privilegio e un grande dovere che il Signore ha concesso ad ogni Suo figliuolo, che nella propria esperienza individuale vissuta nell’ambito della propria chiesa locale vive la nuova vita in Cristo esprimendo e manifestando in parole e in opere la sua riconoscenza e la sua lode a Colui che lo ha trasportato dalle tenebre alla Sua meravigliosa luce.

Gioacchino Caltagirone

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