Il culto cristiano cap. 7

“Dia ciascuno secondo che ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza perché Iddio ama un donatore allegro ” (II Corinzi 9:7)


L’offerta: Espressione della liberalità del credente e della benedizione di Dio

Uno dei soggetti biblici fra i più importanti della vita pratica dei singoli credenti e della comunità locale, indispensabile per il progresso e lo svolgimento dell’Opera missionaria e comunitaria è certamente quello della “LIBERALITÀ CRISTIANA”. L’insegnamento sul “dare” a Dio è espresso in tutta la Bibbia. In questa penultima sezione di questo studio su l’ordine del culto esamineremo la partecipazione del credente nell’atto più espressivo del culto e cioè il rapporto della propria riconoscenza a Dio e la volontà di collaborare nel Suo piano glorioso (Rom.8:31,32; I Cor. 9:11). Fin dalle prime pagine della Bibbia leggiamo che: “Abele offerse a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino”. Dando uno sguardo generale alla storia del popolo d’Israele possiamo comprendere che l’offerta:

  • Era la risposta ad una benedizione (Es.22:29; 23:15; Prov. 3:9);
  • Doveva essere spontanea (Es. 25:12; 35:4,5,21,29);
  • Erano offerte ordinarie (Deut.12:6; Es. 22:29) e straordinarie (Es.36.3a).
  1. L’insegnamento dell’apostolo Paolo sul “dare”
    L’apostolo Paolo, con la guida del Signore, tratta in modo particolare l’argomento sul dare a Dio nella sua seconda lettera ai Corinzi capitolo 8 e 9 fino al verso 15. Il dare, l’assistenza ed il soccorso nei confronti di quanti si venivano a trovare in difficoltà, era stato già attuato appena dopo il giorno di pentecoste, come una delle prime manifestazioni e testimonianze dell’amore fraterno (Atti 2:44-46; 4:32-37). Dopo circa nove anni giunse sotto l’imperatore Claudio una grave carestia e i credenti della chiesa di Antiochia “inviarono una sovvenzione ai fratelli che abitavano in Giudea per mezzo di Barnaba e Saulo” (Atti 11:29,30). I corinzi avevano già iniziato a raccogliere offerte per i poveri della giudea (I Cor.16:1-4), ma le accuse dei giudaizzanti contro Paolo avevano bloccato questa iniziativa. E a questo punto l’apostolo Paolo si accinge a incoraggiarli per non essere da meno degli altri, ma soprattutto per insegnare che il “dare” è un dono, una grazia, concessa dal Signore per i Suoi fedeli.
  2. L’esempio delle chiese della Macedonia
    (Cap.8:1,2): “Ora, fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concessa alle chiese di Macedonia, perché nelle molte tribolazioni con cui sono state provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità”.
    • “La grazia… concessa” - offrire per la causa di Cristo e per dimostrare l’amore fraterno non è beneficenza, carità, non è un’opera buona che può acquistare meriti per il cielo, non è neanche “filantropia” (amore per l’uomo), tutte queste cose non sono ispirate dall’amore divino, ma secondo l’insegnamento dell’apostolo guidato dallo Spirito Santo è una “GRAZIA”. L’offerta biblica è il risultato dell’opera divina nel credente (Efesini 2:9,10). È un dono , una grazia largita da Cristo mediante lo Spirito Santo, che diviene un servizio pratico (Rom.12:8);
    • “alle chiese di Macedonia”- la provincia romana della Macedonia e le chiese a cui Paolo si riferisce sono quelle di Filippi, Tessalonica e Berea;
    • “nelle molte tribolazioni”- le difficoltà oltre alla loro estrema povertà, erano legate anche alla dura persecuzione che avevano subito per la causa di Cristo a Filippi (Atti 16:22), a Tessalonica (Atti 17:1-8) e a Berea (Atti 17:10-14);
    • “il paradosso della Grazia” – la loro estrema povertà produssero: gioia incontenibile: ritenuti degni di essere oltraggiati per il nome di Gesù (Atti 5:41); ricchezze: la povertà materiale aveva fatto loro valutare le ricchezze della grazia superiori a quelle del mondo (Ebrei 11:24-26); generosità: la generosità deriva dal fatto che Cristo lo era stato prima con loro (II Cor.8:9).
    (Cap.8:3,4): “Infatti, io ne rendo testimonianza, hanno dato volentieri, secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi, chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi”. L’apostolo li loda perché:
    • “Hanno dato volentieri”- hanno dato senza stimoli esterni;
    • “hanno dato…oltre i loro mezzi”- al di sopra delle loro possibilità;
    • “chiedendoci con molta insistenza”- sembra quasi che l’apostolo conoscendo lo stato di grave indigenza di quei cristiani avesse cercato di frenare il loro fervore, ma i Macedoni hanno insistito perché desideravano avere il favore e la comunione di contribuire in questa sovvenzione per il soccorso e il sostegno dei santi.
    (Cap.8:5): “E non soltanto hanno contribuito come noi speravamo, ma prima hanno dato sé stessi al Signore e poi a noi, per la volontà di Dio”
    • “Hanno dato sé stessi” - essi hanno messo a disposizione prima le loro stesse vite al Signore, seguendo il Suo esempio e poi a noi, dice Paolo, sapendo quanto ci stava a cuore questa sovvenzione, che poi corrisponde alla “volontà del Signore”.
  3. I motivi cristiani del dare
    (Cap.8:7-12): A questo punto può sorgere la domanda: “per quale motivo bisogna fare l’offerta?” la risposta è semplicissima:
    • Per abbondare in ogni cosa v 7: quest’opera di grazia non deve essere una specie di competizione fra la chiesa di Corinto e quelle della Macedonia, piuttosto deve essere aggiunta ai carismi dei quali abbondavano, anche se in forma poco equilibrata;
    • All’amore non si comanda v 8: l’amore non può agire a comando. Ma che l’esempio dei fratelli Macedoni che con amore hanno svolto questa iniziativa di grazia, possa spingere anche voi a dimostrare il vostro amore per l’opera di Dio;
    • Cristo ci ha dato l’esempio v 9: l’esempio supremo rimane sempre Cristo che “essendo ricco” si fece povero per noi (Fil.2:5-8). Non v’è maggiore ricchezza che quella espressa dalla generosità cristiana che segue l’esempio perfetto del Cristo;
    L’utilità e la saggezza v 10,11
    Non è un comando, ma un consiglio, non basta solo il desiderio di fare, ma occorre anche l’agire, “secondo le vostre possibilità”. Queste parole esprimono il principio di proporzione, ognuno in proporzione alle proprie entrate;

    La buona volontà v 12
    Non è importante la quantità, ma il Signore gradisce la buona volontà nella misura in cui ciascuno può disporre.

    L’equità nel dare (Cap.8:13-15)
    Probabilmente i giudaizzanti si erano lamentati insinuando in seno alla chiesa che l’apostolo desiderava ricevere dai singoli credenti al di sopra delle loro proprie disponibilità. In quella circostanza i giudei avevano bisogno dell’abbondanza dei corinzi, però le circostanze del mondo possono mutare e potrebbe avvenire che un giorno voi corinzi vi troviate nel bisogno, ed essi suppliranno (i Macedoni) allora alla vostra necessità. Il metodo pratico del dare occorre riscoprirlo investigando le Scritture come hanno offerto i credenti prima di noi.
    Ci bastano pochi suggerimenti per comprendere che essi lo hanno fatto:
    • Sistematicamente: (I Cor.16:1,2);
    • Liberalmente: (II Cor.9:5,6; Rom 12:8);
    • Proporzionatamente: (II Cor.11:12; 9:7; 8:18);
    • Prontamente: (II Cor.8:12);
    • Con gioia: (II Cor.8:7).

Gioacchino Caltagirone

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