Dina: il riscatto di una fanciulla ferita


La storia biblica narrata al capitolo 34 del libro del Genesi vede protagonista una fanciulla della casa di Giacobbe, il cui nome era Dina. Questa era figlia di Giacobbe e Lea (Gen.34:1;46:15). Questa storia non è inutile e non è neanche chiusa e confinata nel suo tempo, è invece per noi motivo di riflessioni serie e devote fatte alla presenza di Dio e nel timore di Dio, sapendo che “…tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione….”(Rom.15:4).

  1. LA FRAGILITÀ DI DINA
    Una delle caratteristiche della natura dell’uomo è proprio la fragilità. Il credente non deve mai sentirsi troppo sicuro di se, non deve dimenticare di essere fragile (Salmo 39:4). Nell’Antico Testamento Dio paragona il Suo popolo alla fragile argilla (Ger. 18:1-6). Fragile argilla nella mani di un potente Dio (Salmo 8:4). Consideriamo insieme le fragilità di Dina:
    1. La sua età (v.3). Molto probabilmente quando Giacobbe arrivò in Canaan Dina aveva circa otto anni. Erano trascorsi molto probabilmente altri sei o sette anni e quindi all’epoca dei fatti Dina aveva circa quattordici o quindici anni. Il termine “fanciulla” indica appunto una ragazza nella prima fase dell’adolescenza. Molto spesso l’età è fonte di fragilità. Si può essere fragili a quattordici anni come nel nostro caso, ma si può essere deboli anche in età avanzata (I Sam.1:9). Eppure la Bibbia ci ricorda di alcuni giovani come Giuseppe, Daniele, la fanciulla d’Israele che nella loro giovane età manifestarono una forza straordinaria che proveniva da Dio. E che dire di Caleb che alla veneranda età di 85 anni era ancora robusto per combattere e conquistare la sua eredità (Gios. 14:6-15). Dio ci aiuti a rimanere forti in Lui in ogni tempo (Prov.20:29; Is.40: 30,31; Tito 2:6;2:2; I Giov.2:14);
    2. La sua solitudine (vv.1-5). Dai versetti presi in esame ci sembra di capire che nel momento in cui decise di lasciare le tende di Giacobbe, nessuno la fermò, nessuno si preoccupò di farle cambiare idea e questo perché molto probabilmente in quel frangente Dina si trovava da sola. V’è sicuramente una solitudine bramata, desiderata (Mt.6:6). In secondo luogo, esiste un altro tipo di solitudine assai pericolosa, definita “solitudine subita”. Infine, v’è un’altra forma di solitudine che proviene da un cuore non rigenerato (Prov.18:1). Dio ci ha dato una soluzione alla solitudine: La presenza di Dio e la comunione con la Chiesa di Gesù Cristo!
  2. LE INTENZIONI DI DINA
    Per intenzioni intendiamo quelle disposizioni, tendenze dell'animo verso un determinato scopo, il desiderio, la volontà, il proponimento di raggiungere un preciso obbiettivo. Le intenzioni di questa giovane fanciulla erano assai pericolose. Dina era intenzionata a:
    1. Lasciare la casa paterna (v.1). In quel giorno Dina “uscì” dalla tenda di Giacobbe per dare un’occhiata al paese di Sichem. Gesù raccontando la parabola del figliuol prodigo sottolineò la fuga di questo giovane dalla casa del padre (Luca 15:13). Il mondo e i piaceri della carne si erano introdotti nella sua vita. Quanti tra il popolo di Dio stanno facendo un’esperienza simile a quella del figliuol prodigo? O simile a quella di Dina? Credenti che per un certo tempo hanno vissuto dentro la casa del Padre godendone i benefici e le benedizioni, ma che oggi hanno invece deciso risolutamente di abbandonare la comunione con Dio. Tutti noi abbiamo realizzato quanto sia utile ed edificante dimorare nella casa di Dio (Salmo 139:7; 91:1; 27:4; 84:10; 23:6).
    2. Vedere le figliuole del paese (v.1b). Fu questo l’inizio di una lunga discesa per Dina. La stessa cosa accadde a Eva (Gen.3:6), a Sansone (Giudici 14:1; 16:1), a Davide (II Sam.11:2). È scritto: “…E gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui” (Luca 4:20). Dio aiuti ciascuno di noi a fissare “lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta” (Ebrei 12:2). Da questa attenta considerazione di Cristo, il credente trae benedizioni gloriose, la fede viene fortificata, lo spirito rinvigorito, la pentecoste rinnovata e si pone maggiore attenzione all’opera dello Spirito Santo. Guardiamo “la vera luce che illumina ogni uomo” (Giov.1:9) e scopriremo la bellezza del Suo carattere, la santità delle Sue parole, la purezza dei Suoi pensieri, lo splendore del Suo volto: ogni particolare di Cristo è semplicemente meraviglioso. Questo è il segreto del risveglio, riguardare Colui che può compiere tali meraviglie ancora oggi verso le nuove generazioni di credenti.
    3. Modellare la sua condotta a quella delle altre ragazze. Letteralmente “…per vedere le figlie della terra”. Secondo Giuseppe Flavio la spiegazione di tale gesto è rintracciabile nelle soventi feste che Hemor e Sichem organizzavano nel paese. Dina era attratta dagli usi e dai costumi del luogo, desiderava vivere la stessa vita “spensierata e felice” delle ragazze del paese, ma non sapeva che la vera felicità risiedeva nel vivere la vita con Dio. Il credente è chiamato a vivere secondo i principi della Parola di Dio (I Tim.4:12; II Pietro 3:11; I Pietro 1:15; 2:12; 3:1,2,16). Il salmista scriveva: “Non mi proporrò nessuna cosa malvagia; detesto il comportamento dei perversi; non mi lascerò contagiare” (Salmo 101:3). Davide aveva in cuore di non commettere cosa scellerata, espressione quest’ultima che potremmo benissimo applicare ai luoghi che frequentiamo (Salmo 1), all’abbigliamento che usiamo (I Pietro 3:3-5), alle persone con le quali ci associamo (II Cor. 6:14-18), ai programmi televisivi che guardiamo, alle riviste che leggiamo (Ef.5:11), ai pensieri che alberghiamo nel cuore (Filipp. 4:8). Dio ci chiama a santificazione (Rom.6:19; II Cor.7:11; I Tess.4:7). Il Signore Gesù aiuti ciascuno di noi a non partecipare ai piaceri della vita presente, a non usare il linguaggio del mondo, a non scendere ai bassi livelli del compromesso, ma a “rialzare il capo” perché il Suo ritorno è vicino (Luca 21:28).
  3. IL NEMICO DI DINA
    Non dimentichiamoci dell’esistenza di un terribile nemico che minaccia quotidianamente le fondamenta della nostra fede.
    1. L’identità del nemico (v.2). Il suo nome era Sichem (spalla), figlio di Hemor lo Hivveo capo del paese. La Scrittura lo presenta come il “principe del paese”. Anche noi abbiamo un nemico sempre pronto in agguato per farci del male. Egli è definito dalla Bibbia: Satana il cui significato è avversario (Matteo 4:10; Giov.10:10; Tito 2:8; Marco 4:15); serpente antico e seduttore (Apoc.12:9); diavolo cioè calunniatore (Matteo 4:8; Apoc.12:10); omicida (Giov.8:44); dio delle mosche (Marco 3:22);
    2. Le sue astuzie (v.2). È scritto che “parlò al cuore di lei” (v.3; Gen. 3:1-6). L’astuto principe cercò di guadagnarsi il cuore della fanciulla utilizzando le sue arti seduttrici e ingannevoli per catturare sotto la sua rete malvagia la giovane Dina. In un primo momento si era presentato con la sua finta affabilità, per mostrare in seguito tutta la sua malvagità. La Bibbia ci ricorda che l’avversario delle nostre anime usa gli stessi stratagemmi che usò Sichem nei confronti di Dina (II Cor.2:11; 11:14);
    3. L’opera del nemico (v.2). Il testo originale riporta: “…la vide, ed egli la prese, si giacque con lei umiliandola”. Una versione della Bibbia riporta il versetto due in questo modo: “… la vide, la prese e si giacque con lei contaminandola”. L’intento di Sichem era quello di impadronirsi di Dina. Ancora oggi le intenzioni di satana sono le stesse (Lc.22:1-4). Sichem la vide, la rapì e la violentò. L’avversario delle nostre anime compie le stesse azioni malvagie (Giov.10:10). Prima di tutto satana ha sedotto un certo numero di angeli , ingannati dalle sue calunnie contro Dio (II Pietro 2.4; Giuda 6). Poi egli ha usato la stessa arma, cioè la calunnia, oltre alla menzogna e alle lusinghe, per sedurre l’uomo (Gen.3.1-5). Dopo aver sedotto un certo numero di angeli e l’uomo, l’avversario ha intrapreso una terribile guerra spirituale contro Dio e il suo piano di redenzione (Mt.4:1-17).
  4. IL RISCATTO DI DINA
    Il verso 26 del capitolo 34 ci ricorda come Simeone e Levi, fratelli di Dina “passarono anche a fil di spada Hemor e Sichem suo figliuolo, presero Dina dalla casa di Sichem, e uscirono”. La fanciulla fu tratta in salvo, fu presa e ricondotta nelle tende di Giacobbe. Cristo ci ha liberati dal potere dell’avversario (Gal. 5:1). Noi tutti eravamo schiavi del peccato (I Cor.7:23; Rom.6:17; I Pietro 2:16). Ricordiamoci che siamo essere umani, deboli, corrotti, abbiamo bisogno di realizzare la libertà ogni giorno; Smarriti come pecore (I Pietro 2:25). Il nemico delle anime nostre desidera farci perdere “la via, la verità, la vita”, ma noi vogliamo rimanere attaccati al Pastore delle anime nostre; Schiacciati dalle concupiscenze (I Giov.2:16; Giac.1:15). Attenzione! Non dobbiamo mai sentirci sicuri di noi stessi; Soffocati dalle cattive abitudini (I Cor.11:16). Paolo fa riferimento a delle abitudini che facevano parte della vecchia vita e non certamente della nuova natura in Cristo; Soggiogati dall’avversario (II Tim.2:26). Egli ci teneva schiavi e lontani da Dio, ma il Signore ha rotto con la Sua potenza ogni legame diabolico e ci ha dato la libertà nel Suo nome. Cristo “ci ha liberati” (v. 1). Egli è la sorgente della libertà. In Lui ogni credente trova liberazione dal peccato, dal giudizio e dalla condanna eterna (Col.1:13; Apoc.1:5; Dan. 3:17; II Cor.1:10). Libertà che scaturisce: Dalla Sua morte vicaria (I Cor.1:22-24). Dalla Sua opera vicaria e dal messaggio della croce scaturisce la vera libertà di cui ogni essere umano necessita; Dalla benedetta Parola di Dio (II Tim.2:9). La Parola di Dio, il messaggio della Buona Novella dell’Evangelo di Gesù Cristo è potenza liberatrice; Dal Suo sangue prezioso ( I Pietro 1:18,19; Ef.1:7; I Giov.1:7). Noi crediamo che nel sangue di Gesù v’è ancora potenza per essere tutti quanti purificati da ogni iniquità.

Gioacchino Caltagirone

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