Epistola di GIUDA: Cap. 1


Indirizzo e saluti (v.1, 2)

  1. UNA STRAORDINARIA PRESENTAZIONE
    Chi scrive questa epistola non si nasconde dietro l’anonimato, ma ha il coraggio e la franchezza di assumersi la responsabilità piena di quello che dice. Egli infatti si presenta indicando tre cose di sé stesso:
    • Il suo nome. Egli si chiama “LODE”. Tutta la sua vita era una lode al Signore, ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo intimo pensiero era una straordinaria lode rivolta a Dio (Salmo 150). Purtroppo a motivo di Giuda Iscariota (Giov.6:7), il traditore, questo nome prese una connotazione negativa, tanto da essere usato per indicare uno che tradisce. Ma lo scrittore di questa particolare lettera era un uomo di Dio, un credente autentico che con la sua vita riuscì a lodare il Suo Amato Salvatore e Signore;
    • La sua relazione con Cristo. Ciò che conta in un vero credente è la sua relazione con Cristo della Gloria. Giuda non si presenta come “fratello del Signore”, ma si considera semplicemente Suo “servo” (gr. doulos, cioè schiavo legato). Questo modo di presentarsi sottolinea la sua umile sottomissione e la sua disponibilità a compiere esclusivamente gli interessi di Dio (Filipp.2:21). Dopo aver creduto in Gesù Cristo (Giov.1:12,13), proprio come Giuda (Marco 3:21,22; Giov.7:5; Atti 1:14) ci si impegna affinché nella nostra vita Cristo possa crescere ogni giorno, e che la nostra persona possa sempre più diminuire (Giov.3:30);
    • La sua parentela con Giacomo. La menzione di Giacomo come fratello ci fa capire che Giuda era il fratello minore del Signore Gesù. Infatti la Bibbia ci rivela che il matrimonio di Giuseppe e Maria dopo la nascita soprannaturale di Gesù che avvenne per virtù dello Spirito Santo, fu allietato dalla nascita di altri figli (Matteo 1:25; Luca 2:7; Matteo 13:55-56; Marco 6:3; Atti 1:14; Galati 1:19).
  2. LA PECULIARITÀ DEI DESTINATARI
    Nel considerare i destinatari possiamo capire ancora meglio l’estensione, l’universalità e l’attualità di questo Scritto Sacro. Esso non era soltanto per i cristiani del tempo di Giuda, ma per i credenti di tutte le epoche. Infatti lo scrittore si rivolge ad una categoria di persone specifiche (v1b-2).
    • A coloro che sono stati chiamati in passato. Egli si rivolge innanzitutto a coloro che sono stati chiamati da Dio alla salvezza (Giov.15:16; Rom.1:6). Eravamo anche noi morti nei falli e nei peccati ed1 Egli ci ha chiamati alla vita del Suo figliuolo (Efesini 2:1,4,5);
    • A coloro che sono amati nel presente. Dio è amore (I Giov. 4:8; II Cor.13:11). Dio ci ama, non perché siamo buoni e amabili, ma perché come dice la Scrittura Egli ci ama di un amore eterno (Isaia54:8; Ger.31:3). La nostra pace e la nostra forza nel servizio provengono dal fatto che siamo amati da Dio (I Tess.1:4; II Tess.2:13). Le prove e le difficoltà non potranno “separarci dall’amore di Dio” (Rom.8:39);
    • A coloro che sono custoditi per il futuro. Colui che ha iniziato in noi un opera buona la porterà a compimento (Filpp.1:6; I Tess.5:23; Giov.5:18). Egli ci tiene stretti nella Sua Paterna mano (Giov.10:28,29). Gesù ha versato il Suo prezioso sangue per noi, ha pregato per noi, ma continua ad intercedere quotidianamente per i Suoi figli sparsi in tutto il mondo, e funge da avvocato per ciascuno di noi. Quindi se siamo fra i “chiamati, amati e custoditi” , questa lettera è realmente per noi.
  3. UN TRIPLICE SALUTO
    Questo, più che un saluto iniziale, è una vera e propria triplice benedizione che Giuda rivolge ai credenti. Ogni vero cristiano, nel vivere vicino a Gesù, potrà realizzare questa abbondante benedizione:
    • L’esperienza della misericordia. Il nostro Dio è misericordioso, egli ci comprende, perché si ricorda che siamo polvere (Salmo 103:14);
    • La realizzazione della pace. L’apostolo Paolo ci ricorda che la pace è la prima virtù che entra nella nostra vita dopo aver sperimentato la salvezza in Cristo (Rom.5:1); è anche manifestazione del carattere di Cristo in noi (Gal.5:22); è un dono che supera ogni intelligenza (Filipp.4:7);
    • La conoscenza dell’amore. Lo Spirito Santo ci fa conoscere meglio l’amore divino, nutre l’essere nostro liberandoci dall’egoismo (Rom.5.5).

Il Signore Gesù vuole per ogni credente una vita di pienezza e di abbondanza spirituale (Giov.10:10; Ef. 3:19).

Gioacchino Caltagirone

Studi: