EDUCATI DALLO SPIRITO SANTO ...Per Vivere Forti Relazioni Fraterne “Io li ho educati…” Osea 7:15
La Scrittura mette in risalto non soltanto la necessità della salvezza, della nuova nascita (Giov. 3.1-9), ma sottolinea anche, con forza, l’urgenza della crescita (II Pt.3:18; Ef.4:13; I Cor.2:6; Filpp.3:15; I Pt.2:2). I nati di nuovo sono invitati a non fermarsi, ma a svilupparsi, a crescere e a lasciarsi educare, formare, plasmare e cambiare, ogni giorno, dallo Spirito Santo. Con il dono della salvezza abbiamo ottenuto il privilegio e il diritto di far parte della famiglia di Dio, ora apparteniamo alla Chiesa del Signore, siamo veri discepoli di Cristo, Suoi messaggeri nel mondo. Questo riempie di gioia i nostri cuori, ma nel contempo ci responsabilizza a non scherzare con la grazia ricevuta (II Cor.6:1). La maturità spirituale è così importante che vede il nostro Signore costantemente impegnato in favore del credente (Fil.1:6). Per questa crescita Dio usa dei mezzi unici e insostituibili: La Sua Parola. Essa ha il potere di produrre dei cambiamenti radicali (Giov.17:17; II Tim.3:16,17). Disponiamoci a lasciarci educare dalla Scrittura (II Tim.3:16) e prestiamo attenzione alla Parola di Dio predicata durante le riunioni di culto (I Cor.2:4); Lo Spirito Santo. Lasciamoci educare dallo Spirito del Signore per vivere una vita esuberante e vittoriosa (Atti 13:1-3); La comunione fraterna. Certamente la comunione fraterna, quella sana, favorisce la santificazione (Salmo 133:1; Ebrei 3:12); Gli eventi. Alcuni eventi concorrono al nostro perfezionamento (Giac.1:2-4). I saggi consigli che ci arrivano da uomini di Dio (Prov.12:15); La preghiera (Giac.5:13-16). Tutto questo contribuirà alla nostra crescita interiore e spirituale, che nel contempo si manifesterà con atti di giustizia e fedeltà. L’essere educati dallo Spirito Santo produrrà in noi:
- SOLIDE RELAZIONI FRATERNE
La nuova nascita ci mette nella condizione favorevole di poter ricercare, con l’aiuto dello Spirito Santo, tutto ciò che onora il Signore (I Tim.6:11). Da soli non ce la faremo, ma con Dio al nostro fianco possiamo farcela (Filpp.4:13). Il Signore vuole insegnarci come “bisogna comportarsi nella casa di Dio che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (I Tim.3:15), vuole impartirci lezioni importanti che segneranno profondamente le nostre relazioni fraterne. La maturità ci spinge a:
- Essere di esempio per gli altri (I Tim. 4:12). Abbiamo la responsabilità di essere “luce” e “sale” per quanti ci circondano, per quelli di casa nostra, per i più giovani nella fede, per i simpatizzanti;
- Vivere in pace per una proficua raccolta di anime (Atti.2:42-47). La pace e l’armonia sono indispensabili per una sana ed efficace testimonianza evangelica al mondo;
- Ricercare ogni giorno il frutto dello Spirito (Gal. 5:22). Il carattere di Cristo impresso sulla Sua chiesa!
- Esercitare il perdono (Ef. 4:32). SEMPRE e in ogni caso!
- Evitare le dispute ( (Giac. 4:1; II Tim. 2:24; Mt.5:40; I Cor.11:16). I figli di Dio non perdono tempo in vane contese, piuttosto ricercheranno la santificazione (Eb.12:14; II Cor.13:11).
- STABILI RELAZIONI CONIUGALI
Nel matrimonio il concetto di comunione s’arricchisce anche del sentimento naturale, che lega i coniugi. In altre parole, prima che marito e moglie si è fratello e sorella in Cristo (I Cor.9:5), non soltanto in senso cronologico ma anche logico. L’immaturità e la poca consacrazione dei coniugi vengono a distruggere l’armonia spirituale che dovrebbe regnare in un matrimonio cristiano. La Bibbia dichiara che gli uomini degli ultimi tempi sono qualificati come: “egoisti, amanti del danaro… amanti del piacere anziché di Dio” (II Tim.3:1-6). Per ben tre volte il testo parla di cattivi amori, vengono così coperti tre aspetti della vita del credente: interiore, lavorativo, affettivo. Si noti che questi tre ambiti condizionano la vita familiare. Consideriamo insieme qual è l’opera dello Spirito Santo nella vita dei coniugi consacrati:
- Una perfetta comunione. Quale tragedia per un figliuolo di Dio non ricordare i due comandamenti di Cristo (Luca 10:27-28), e non applicarli innanzitutto a casa propria (Ef.5:28-33), la Scrittura chiama l’amore fra coniugi agape e mai eros (Col. 3:19), poiché l’agape è l’amore di Dio (I Giov.4:5);
- Il tenero rispetto. Qualche volta i coniugi si comportano in modo davvero strano. In pubblico appaiono l’uno verso l’altro premurosi, tolleranti, pazienti e dolci. Una volta però tornati da soli a casa essi diventano irritabili, litigiosi e spietati (Ef. 4:29-32);
- L’amore senza riserve. Si tratta di un amore che conduce ad onorarsi l’un l’altro, a stimarsi, a considerare l’interesse dell’altro prima del proprio e che li fa stare fianco a fianco nonostante gli alti e i bassi della vita di coppia. Il marito è tenuto specificatamente dalla Bibbia ad amare la propria moglie Ef. 3:19; 5:25). La moglie, allo stesso modo, deve amare il proprio marito. Nella Bibbia le donne più anziane di Creta dovevano istruire quelle più giovani ad "amare i loro mariti" (Tito 2:4);
- L’assoluta fedeltà. Il matrimonio non è solo un impegno perenne di due persone che hanno un’identità in comune. Esso richiede pure, da parte di entrambi, fedeltà assoluta. Essi devono essere veraci l’uno verso l’altra. La Bibbia, a questo riguardo non ammette eccezioni di sorta. L’uomo deve essere fedele a sua moglie e lei a lui (Prov.6:27-29). Il sesto comandamento dato al Sinai recita: "Non commettere adulterio". Gesù cita questo comandamento nella sua conversazione con il giovane ricco (Matteo 19:18). Paolo nomina l’adulterio come il primo fra i peccati della carne (Gal.5:9).
- EDIFICANTI RELAZIONI MINISTERIALI
La nuova nascita e la conseguente maturità spirituale producono nei Servi del Signore, che siano pastori e dottori, apostoli, profeti, evangelisti, missionari, diaconi, consiglieri di chiesa, responsabili di missioni, monitori, il desiderio di vivere una profonda, sincera e vera relazione con altri servi del Signore. Tra i Servi del Signore v’è qualcosa di più di una semplice amicizia, tale affermazione è avallata da tutto il Nuovo Testamento: Paolo e Tito (Tito 1:4); Paolo e Timoteo (I Cor.4:17); Pietro e Giovanni (Atti 3:1; 4:7; 8:14). La loro “relazione” nasceva da esperienze spirituali comuni (Marco 5:37; 9:2; Giov. 13:23-25; 18:15,16; 20:2-5; Atti 3). Bisogna ricordare, però, che tale “relazione” non era esclusiva rispetto ad altri, non era settaria, era invece fondata sulla fede comune e sul desiderio di servire il Signore della gloria (I Cor.1:12; 3:4-6). La maturità spirituale del ministro lo spingerà:
- A stimare gli altri conservi nell’opera. Impariamo a stimare i nostri conservi (Filipp.2:3,29). Paolo chiama Timoteo “uomo di Dio” (I Tim.6:11). Non siamo i soli ad aver ricevuto un dono di Dio, anche altri hanno ricevuto una precisa chiamata divina. Dio ci aiuti!;
- A Collaborare insieme nel campo di Dio. Paolo amava collaborare con i fratelli (Filipp.2:25), egli aveva tanti collaboratori (Filemone 1; Filipp.4:3; Rom. 16:9,21; II Cor. 8:23). Lavorare insieme non è sempre facile (Atti 15:36-40), pur tuttavia i ministri del Vangelo cercheranno sempre il bene della Chiesa e delle anime perdute. L’apostolo Paolo scrive ai corinzi: “Noi non signoreggiamo sulla vostra fede, ma siamo collaboratori della vostra gioia” (I Cor.1:24). Qui c’è uguaglianza e mutua cooperazione. Paolo operava insieme, fianco a fianco con altri. Noi crediamo al lavoro di gruppo, vogliamo faticare insieme nell’opera comune. Via da noi rivalità e orgoglio, vogliamo essere semplicemente servi del Signore che amano lavorare insieme per il progresso del Vangelo;
- A incoraggiare i servi di Dio in difficoltà. Se leggiamo con attenzione le lettere pastorali scopriremo come l’apostolo Paolo non cessa di incoraggiare i giovani Timoteo e Tito a proseguire senza timore nell’esercizio del ministero cristiano (I Tim. 4:6,11,13-16; 6:11-14,20; II Tim.2:1-7,22-24; 4:1-5; Tito 1:4;2:1,6,9).
La mia preghiera è che queste semplici note possano incoraggiare il nostro cuore a crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo, a spingerci fino a raggiungere la perfetta statura di Cristo. Solo allora potremo istaurare con il prossimo cristiano una relazione spirituale forte e benedetta.
Gioacchino Caltagirone
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