Epistola di TITO: Introduzione generale all'epistola


  1. SCRITTORE E DATA DI COMPOSIZIONE
    Lo scrittore ispirato dallo Spirito Santo è l’apostolo Paolo. Né la paternità paolina di questa lettera né l’identità di Tito sono mai state messe seriamente in discussione. Poiché i due uomini già da tempo collaboratori, Paolo si presenta semplicemente come “apostolo di Gesù Cristo” unicamente a beneficio dei credenti delle chiese di Creta. Questa è la penultima lettera che Paolo scrisse.
  2. SCOPO DELLA LETTERA
    In breve lo scopo della lettera era quello di dare istruzioni al pastore circa l’organizzazione delle comunità locali presenti nell’isola di Creta (1:5). L’epistola, che ha molto in comune con la prima lettera a Timoteo, pone enfasi sulle modalità dell’amministrazione spirituale delle chiese locali, nonché sui doveri del servo di Dio, particolarmente sulla necessità di compiere opere buone come conseguenza della salvezza (1:6; 2:7, 14; 3:1,8,14).
  3. IL DESTINATARIO
    Tito era uno straniero convertito che aveva lavorato e viaggiato con Paolo (Gal.2:1-3). Inoltre era stato, con successo, un fedele messaggero di Paolo alla chiesa tribolata di Corinto (II Cor.7:6,7; 8:6,16). Non ci è dato sapere dove o come egli si convertì né precisamente quando o come si incontrò e si unì nell’opera al grande apostolo. Paolo però lo definisce “mio figlio legittimo secondo la fede che ci è comune” (1:4) e ciò fa intendere che Tito, al apri di Timoteo, era stato condotto da Paolo alla fede in Cristo. Pressappoco nel 63,64 d. C., qualche tempo dopo aver lasciato Timoteo ad Efeso, Paolo e Tito si recarono a Creta. Paolo si fermò lì brevemente e, al momento di partire, vi lasciò Tito per aiutare le chiese di Creta a creare un proprio anziano.
  4. LE CHIESE DI CRETA
    Creta si trova nel mar mediterraneo, a sud-est della Grecia, a sud-ovest della Turchia e a nord dell’Africa. Creta subì a lungo l’influenza della civiltà greco-romana, benché i suoi abitanti fossero reputati “bugiardi, male bestie, ventri pigri” (Tito 1:12). Alcuni giudei che si trovavano a Gerusalemme per la Pentecoste provenivano da Creta ed udirono il vangelo predicato nella loro lingua (Atti 2:11). È logico supporre che alcuni di loro convertitosi a Cristo, abbiano a loro volta annunciato la grazia di Dio ad altri cretesi. Se le cose andarono così, è possibile supporre che ci fosse un buon numero di credenti sull’isola quando Paolo ci arrivò per la prima volta. Le comunità erano giovani, immature nella fede e senza dubbio privi di servitori di Dio. Il numero di isolani convertiti era considerevole ed erano sparsi per tutta l’isola. Tito ovviamente aveva bisogno d’aiuto ed è per questo preciso motivo che Paolo lo istruisce perché questo suo “figlio” possa istituire degli anziani in ogni chiesa. I credenti cretesi erano davvero particolari (1:10). Sebbene avessero avuto l’immenso privilegio di apprendere dall’insegnamento di Paolo, essi avevano ancora bisogno di guide fedeli e competenti, che li aiutassero a stare saldi nella verità divina e fossero esempi di vita santa.

    Gioacchino Caltagirone

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