Epistola di TITO: cap. 1 (seconda parte)


Gli impegni di una guida fedele

  1. LA MISSIONE DI PAOLO
    Essendo sottomesso a Dio, l’apostolo si sentiva profondamente responsabile verso l’Opera di Dio. Da questo testo scopriamo che le tre responsabilità di Paolo risiedevano nell’Evangelizzazione dei perduti, nell’edificazione del corpo di Cristo e nell’incoraggiamento dei deboli.
    1. L’evangelizzazione dei perduti. “Per promuovere la fede degli eletti di Dio” (1:1b). L’apostolo sapeva che il suo compito primario era quello di proclamare la salvezza ai gentili. Nella sua prima lettera inviata alla chiesa di Corinto, ricordava ai credenti una grande verità: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia, ma per quelli che sono chiamati, tanto giudei quanto greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio…” (I Cor.1:23-25). E poche righe più avanti aggiungerà: “Io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunciarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parole o di sapienza; poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e Lui crocifisso” (I Cor.2:1,2). Talvolta sentiamo predicatori evangelici affermare che il puro evangelo è “scarsamente significativo” per l’uomo moderno, di conseguenza dicono deve essere sostenuto e integrato da svariati adattamenti culturali per renderlo più invitante ed accettabile (Marco 16:15);
    2. L’edificazione del corpo di Cristo. “…e la conoscenza della verità che è conforme alla pietà..” (1:1c). Il secondo impegno di Paolo verso l’Opera di Dio consisteva nell’edificare i credenti, insegnando loro TUTTO L’EVANGELO. Il termine conoscenza traduce epignòsis, che significa “chiara comprensione di una verità”. Paolo ha in mente la verità del Vangelo che conduce l’uomo alla salvezza dell’anima (I Tim.2:2,3; II Tim.2:25). Al contrario, coloro che non cercano sinceramente Dio o la Sua via di salvezza non giungono mai alla verità (II Tim.3:7). La verità che salva conduce, attraverso la salvezza, alla santificazione, poiché produce una sempre maggiore pietà, senza la quale la salvezza non può essere considerata reale. La pietà è la manifestazione dell’opera di santificazione compiuta dallo Spirito Santo (Tito 2:11,12; I Tim.4;7,8). La verità di Dio produce la pietà. La trasformazione operata dalla fede che salva si palesa in una condotta santa (Ef.1:4; 4:12,13; I Pietro 2:1-3);
    3. L’incoraggiamento dei deboli. “…nella speranza della vita eterna…” (1:2a). Il terzo impegno di Paolo, nei confronti dell’Opera del Signore, era offrire ai credenti deboli un incoraggiamento biblico basato sulla speranza della vita eterna garantita da Dio, vale a dire la speranza di essere un giorno glorificati, pienamente resi perfetti nella giustizia stessa di Cristo. Per Paolo l’escatologia era sempre argomento attuale (Tito 2:13; 3:7). L’apostolo ricordava ai credenti di Corinto questa grande inalterabile verità (II Cor.5:4,5). Non era solo prerogativa di Paolo predicare il ritorno di Cristo, anche Giovanni ne parla in diverse occasioni (I Giov.3:2,3). I servi di Dio incoraggiano il popolo del Signore annunciando loro che il Suo glorioso ritorno è imminente (I Tess.4:13-18). Ogni credente dovrebbe poter dire con Paolo “proseguo il cammino …per ottenere il premio” (Fil.3:12-14). Il “premio” , che otterremo quando saremo chiamati, sarà l’essere simili a Cristo (I Giov.3:2,3) e mentre siamo sulla terra è la “meta” alla quale aspiriamo (I Giov.2:6). Inoltre, la speranza della vita eterna ci incoraggia anche a sopportare qualsiasi sofferenza (Fil.3:8-11; Rom.8:18-23).
  2. LA PREDICAZIONE DI PAOLO
    “ …nella speranza della vita eterna la quale Iddio, che non può mentire, promise avanti i secoli, manifestando poi nei suoi propri tempi la sua parola mediante la predicazione che è stata a me affidata per mandato di Dio, nostro Salvatore” (1:2b-3b). Il quarto principio su cui Paolo aveva improntato la sua vita e il suo ministerio era l’impegno nei confronti dei mezzi scelti da Dio per il compimento della sua missione, vale a dire la proclamazione della Sua completa e inerrante Parola. Il termine proclamazione traduce il sostantivo kèrugma, che indica il messaggio divulgato da un araldo in nome del suo signore o dei governati della città sotto cui serviva. Paolo avvertiva la responsabilità di predicare la Scrittura, la Parola di Dio (II TIm.4:17; I Cor.1:21; 2:4). Gesù stesso affermò che i niniviti si ravvidero grazie alla predicazione del profeta (Matteo 12:41), Gesù predicava (Luca 4:17-21;9:60; Matteo 4:17), gli apostoli predicavano sotto l’unzione dello Spirito (Atti 5:42; II Tim.4:2).

  3. SCHEMA CRONOLOGICO DELLA VITA DI PAOLO
    Conversione. A. D. 37.
    Soggiorno in Arabia. A. D. 37-40.
    Primo viaggio a Gerusalemme dopo la conversione (Galati 1:18); soggiorno in Tarso e quindi in Antiochia. A. D. 40.
    Secondo viaggio a Gerusalemme con Barnaba, per venire in soccorso agli afflitti dalla carestia. A. D. 44.
    Primo grande viaggio missionario con Barnaba e Marco: Cipro, Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra, Derba. Ritorno in Antiochia di Siria. A. D. 45 -49.
    Concilio Apostolico in Gerusalemme; conflitto fra la Cristianità Giudaizzante e Gentile; terzo viaggio di Paolo a Gerusalemme con Barnaba e Tito; appianamento degli ostacoli; ritorno di Paolo in Antiochia; contesa con Pietro; poi con Barnaba in Antiochia e separazione temporanea da quest'ultimo. A. D. 50.
    Secondo viaggio missionario: Asia Minore, Cilicia, Licaonia, Galazia, Troade, Grecia (Filippi, Tessalonica Berrea, Atene e Corinto). Introduzione del Cristianesimo in Europa. A. D. 51.
    Soggiorno in Corinto, un anno e mezzo. Prima e seconda Epistola ai Tessalonicesi. A. D. 52-53.
    Quarto viaggio a Gerusalemme (primavera); breve soggiorno in Antiochia. Terzo viaggio missionario (autunno). A. D. 54.
    Soggiorno in Efeso (tre anni); epistola ai Galati (56 o 57).
    Escursione nella Macedonia, a Corinto, in Creta (non menzionata negli Atti).
    Prima Epistola a Timoteo.
    Ritorno ad Efeso. Prima Epistola ai Corinti (primavera 57). A. D. 54-57.
    Partenza da Efeso (estate) per la Macedonia.
    Seconda Epistola ai Corinti. A. D. 57.
    Terzo soggiorno a Corinto (tre mesi).
    Epistola ai Romani. A. D. 57-58.
    Quinto ed ultimo viaggio a Gerusalemme (primavera). Arrestato e mandato a Cesarea. A. D. 58.
    Prigionia a Cesarea. Testimonianza resa innanzi a Felice, Festo ed Agrippa (Il Vangelo di Luca e gli Atti cominciati a Cesarea e terminati a Roma). A. D. 58-60.
    Viaggio a Roma (autunno). Naufragio a Malta; arrivo a Roma (primavera 61). A. D. 60-61.
    Prima prigionia a Roma. Epistola ai Colossesi, Efesini, Filippesi e Filenome. A. D. 61-63.
    Incendio di Roma (Luglio). Persecuzione dei cristiani sotto Nerone; martirio di Paolo. A. D. 64.
    Ipotesi di una seconda prigionia, preceduta da viaggi missionari in Oriente e forse in Spagna. Prima Epistola a Timoteo, Tito, Ebrei. Nuovamente carcerato, scrive II Timoteo. A. D. 63-67.

  4. CONCLUSIONE (V.4).
    Il fatto che Paolo lo chiama suo figlio legittimo (letteralmente generato legalmente) nella fede al pari di Timoteo e di tanti altri, prova ch'egli era stato lo strumento usato da Dio per la sua salvezza. Definirlo genuino e il parlar della fede comune ad entrambi mostra quale fiducia Paolo avesse nella perfetta sincerità dell’esperienza di fede di Tito. La storia passata ci dimostra che molti servi di Dio si sono dedicati alla formazione di collaboratori in grado di estendere e proseguire il ministerio di Gesù Cristo. Benché fosse l’apostolo spiritualmente più capace, Paolo non operò mai solo, né cerco mai di farlo, ma sempre mostrava stima e rispetto anche verso i servitori di Dio più giovani di lui (II Cor.7:6,7; 8:16, 23). Tutte le sue lettere contengono saluti da e per amici e compagni d’opera (Rom. 16:1-27). I sentimenti di Paolo verso Tito erano profondi. Il saluto finale contiene delle preziose verità per noi. “…grazia e pace da Dio padre e da Cristo Gesù nostro Salvatore” (1:4b). La grazia è il meraviglioso dono di Dio che porta alla salvezza, mentre la pace è la splendida benedizione che egli riserva su coloro che salva per grazia. L’espressione “grazia e pace” era il saluto consueto fra i primi cristiani. Paolo conclude il saluto rivelando la fonte della grazie e della pace “da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro Salvatore”.

Gioacchino Caltagirone

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