Epistola di TITO: cap. 7
Parole conclusive
“Ma quanto alle questioni stolte, alle genealogie, alle contese, e alle dispute intorno alla legge, stattene lontano, perché sono inutili e vane. L'uomo settario, dopo una prima e una seconda ammonizione, schivalo, sapendo che un tal uomo è pervertito e pecca, condannandosi da sé. Quando t'avrò mandato Artemas o Tichico, studiati di venir da me a Nicopoli, perché ho deciso di passar quivi l'inverno. Provvedi con cura al viaggio di Zena, il legista, e d'Apollo, affinché nulla manchi loro. Ed imparino anche i nostri ad attendere a buone opere per provvedere alle necessità, onde non stiano senza portar frutto. Tutti quelli che son meco ti salutano. Saluta quelli che ci amano in fede. La grazia sia con tutti voi!” (3:9-15).
In queste parole conclusive l’apostolo Paolo avverte Tito del pericolo di rimanere coinvolto da un gran numero di individui che sostenevano di rappresentare il Signore, di essere suoi servitori e di insegnare la Sua Parola. Costoro avevano creato una tale confusione che Paolo dovette esortare Tito a mettere “ordine nelle cose che rimangono da fare”.
- I falsi insegnanti (v.9). In questo unico verso l’apostolo menziona quattro categorie specifiche di errori che i falsi insegnanti diffondevano.
- Le questioni stolte. Il significato base significa appunto “ricerca” o “investigazione”, assumendo nel tempo però quello di “discussione” o dibattito”, specialmente in riferimento a controversie e polemiche (I Tim.1:3-6; 6:3-5; II Tim.2:23). Ecco perché i servi di Dio a differenza dei falsi insegnanti devono tagliare rettamente la Parola della verità, in modo tale da promuovere la santità (II Tim.2:15-17);
- Le genealogie. È inutile che i credenti si dedichino all’interpretazione delle genealogie. Paolo non intendeva minimizzare il valore delle numerose genealogie esistenti nelle Scritture. Si tratta di genealogie fondamentali per determinare la discendenza sacerdotale, reale di Giuda e d’Israele, e del Messia stesso. L’esortazione di Paolo riguarda invece le svariate fantasiose interpretazioni allegoriche di tale genealogie che, per secoli, avevano affascinato molti Giudei;
- Le contese. I credenti di Creta dovevano affrontare un altro tipo di errore, quello definito con il semplice termine contese, parola che comprende ogni tipo di rivalità personali e litigiosità riguardo alla verità;
- Le dispute intorno alla legge. Un quarto errore assai diffuso concerneva le dispute intorno alla legge di Mosè. Paolo spesso nelle sue lettere fa riferimento a questo problema (Gal.6:12,13; I Tim.1:6,7). Il Concilio di Gerusalemme fu convocato per trattare alcune di queste dispute intorno alla Legge mosaica (Atti 15.1-19);
- L’uomo settario. Così come dobbiamo evitare le empie, sterili e corrotti attacchi menzionati nel versetto nove, allo stesso modo dobbiamo evitare l’uomo settario. “evitalo” “schivalo” “rifiutalo” tutti termini che ci incoraggiano ad allontanarci dall’uomo settario , da cui deriva l’italiano eretico. L’individuo settario non si sottomette alla Parola di Dio e neppure alle guide della chiesa fedeli alla Parola. Egli è legge a se stesso e non si preoccupa della verità spirituale e dell’unità;
- I compagni di servizio. Avendo concluso l’argomento dei falsi insegnanti e della loro condanna, Paolo esprime il suo apprezzamento per i conduttori della chiesa che servivano con sincerità il Signore. Con tono confidenziale Paolo chiede due favori a Tito: primo, fargli visita; secondo, prendersi cura di due compagni di servizio.
- Zena il giurista. Come per Artemas, non sappiamo nulla di Zena, a parte questa breve menzione che lo definisce un giurista. Non sappiamo di preciso se fosse una avvocato o un giudeo esperto nella Legge mosaica. Possiamo tranquillamente affermare però che fosse un devoto credente di cui l’apostolo si fidava e per il quale nutriva un profondo affetto;
- Apollo. Quest’uomo, invece, è ricordato molte volte nel Nuovo Testamento. Era un eloquente predicatore, originario di Alessandria di Egitto, versato nelle Scritture (Atti 18:24,25);
- Gli amici fedeli. In chiusura, Paolo pronuncia un’ultima parola sugli amici fedeli. Come Tito e gli altri anziani di creta, anche tutti coloro in mezzo ai quali essi lavoravano dovevano imparare a dedicarsi a opere buone per provvedere alle necessità. L’ultima parola di Paolo per gli amici fedeli è il ricordo del loro amore nella fede, e l’augurio la grazia sia con tutti voi!
Gioacchino Caltagirone
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