Francesco Toppi


Il pastore Francesco Toppi era nato a Roma il 1° gennaio del 1928, da Gioacchino e Gina Gorietti, in una modesta abitazione situata su Via Labicana, a poche centinaia di metri dal Colosseo. Sua madre, non ancora credente, - il padre invece aveva già accettato l’Evangelo e si era convertito -, lo fece battezzare secondo il rito cattolico romano presso la non lontana chiesa di Sant’Alfonso, in fondo a Via Merulana, all’angolo con via Labicana.

La famiglia si trasferì ben presto in altra zona di Roma, al quartiere Trieste, dove Francesco Toppi trascorse la sua infanzia e la sua prima adolescenza. Nel frattempo anche la madre si convertì all’Evangelo e la famigliola frequentava le riunioni presso il locale di culto sito in via Adige, il primo storico, locale della comunità di Roma. Nel 1935 iniziò il duro periodo delle persecuzioni fasciste, che si protrasse fino al 1944. Il 6 giugno 1943, il padre Gioacchino, la madre, la nonna, insieme a decine di altri credenti, furono arrestati durante una retata della polizia fascista, in una casa dove si riunivano clandestinamente per celebrare il culto al Signore. Rimasero in carcere ben ventitré giorni. Finito il periodo della persecuzione e ottenuta la libertà religiosa, nel corso di riunioni speciali che si tenevano presso i locali dell’YMCA, in Via Curtatone, non lontano dalla stazione Termini, ospite il pastore di origine svizzera Herman Parli, Francesco Toppi si convertì all’Evangelo appena diciassettenne, realizzando l’esperienza della nuova nascita insieme ad un cospicuo numero di giovani della chiesa di Roma, Via dei Bruzi, tra cui il suo fraterno amico e inseparabile compagno di tante esperienze nel ministerio cristiano, Paolo Arcangeli. Terminati gli studi di scuola media superiore e ottenuto il diploma di ragioneria, scelse di iscriversi alla Scuola Biblica in Gran Bretagna, l’IBTI, che all’epoca aveva sede a Leamington Spa ed era diretta dall’indimenticabile pastore Fred Squire, usato potentemente da Dio per la costituzione di decine di chiese in Inghilterra.

Francesco Toppi iniziò il corso di studi nel 1947 e lo terminò nel 1949. Durante il periodo di permanenza alla scuola biblica fu battezzato nello Spirito Santo e nel corso di una indimenticabile riunione di preghiera, sempre durante il corso di studi, il Signore gli annunciò profeticamente che lo avrebbe usato efficacemente nel suo paese d’origine. Dopo una breve parentesi all’estero, precisamente in Nord Europa, nella penisola scandinava, rientrò in Italia e fu iscritto nel Ruolo Generale dei Ministeri a tempo pieno il 21 dicembre 1949 e inviato in Calabria, a Casabona (KR), dove il Signore lo usò per lo sviluppo di un nutrito gruppo di credenti.

Dopo un periodo durante il quale svolse il suo ministerio nei paesi della Valle Caudina, in provincia di Benevento, fu pastore a Torino, dal 1953 al 1958, dove conobbe Annamaria Ferretti. Si sposarono il 14 giugno 1959 e sono stati uniti nel vincolo del matrimonio per oltre 55 anni, in un rapporto che possiamo definire complementare e proprio per questo conosciuti come il fratello e la sorella Toppi. Ricordo nel corso della celebrazione di un matrimonio presso la chiesa di Via dei Bruzi, mentre il fratello Toppi esortava gli sposi allamutua collaborazione nel servizio al Signore, levò lo sguardo verso la galleria dove all’organo era seduta la sor. Toppi e disse: “La nostra vita non è stata facile, ma è stata una vita bella, perché la vita più bella è quella che si consuma per il Signore”.

Dopo gli anni trascorsi a Torino, Francesco Toppi fece rientro a Roma, perché i fratelli responsabili delle Assemblee di Dio in Italia avevano nel frattempo avviato il progetto di realizzazione dell’Istituto Biblico Italiano. Fu indicato come Segretario della Scuola Biblica e partì quasi subito per gli Stati Uniti dove soggiornò per circa sei mesi svolgendo un ampio ciclo di visite per la raccolta di offerte tra le chiese del Nord America, che vollero collaborare alla costruzione dell’edificio, attuale sede dell'Istituto Biblico Italiano. Nel 1961 venne eletto pastore della storica chiesa di Roma – Via dei Bruzi, di cui ha mantenuto la conduzione fino al 2007, coadiuvato dal 1995 dall’attuale pastore della comunità, Salvatore Cusumano.

Nel frattempo, all’età di ventisei anni, era stato già eletto membro del Consiglio Generale delle Chiese. Il tempo passava e mentre svolgeva il ministerio pastorale a Roma e insegnava alla Scuola Biblica, dove ha collaborato fino a pochi anni fa impartendo corsi sulle più disparate discipline bibliche, le condizioni di salute del pastore Umberto Nello Gorietti, primo indimenticabile Presidente e Legale Rappresentante delle Assemblee di Dio in Italia, artefice del conseguimento del riconoscimento giuridico dell’Ente Morale “Assemblee di Dio in Italia” e di tante battaglie per la libertà di predicazione dell’Evangelo, andavano sempre più peggiorando, finché, nell’Assemblea Generale svoltasi a Napoli nel 1977, il pastore Toppi fu eletto Presidente e Legale Rappresentante dell’Ente Morale “Assemblee di Dio in Italia”, carica che ricoprirà ininterrottamente fino al 2007. Il suo trentennale servizio a favore della fratellanza si è caratterizzato soprattutto per l’adozione di tante iniziative volte all’istruzione biblica, all’evangelizzazione, nonché alla organizzazione interna dell’Ente Morale, ma soprattutto alla stipula della Legge d’Intesa con il Governo Italiano, approvata dal Parlamento Italiano dopo anni di trattative, il 22 novembre 1988 e denominata appunto “Legge 22 novembre 1988, n. 517”. Frequente, a questo proposito, era il ricordo del pastore Toppi di ciò che accadde il giorno della firma della Legge d’Intesa con il Presidente del Consiglio dei Ministri allora in carica, il 29 dicembre 1986, a Palazzo Chigi. Mentre si apprestava ad apporre la propria firma in calce al documento, gli tornò in mente un episodio della sua adolescenza, quando, non ancora convertito all’Evangelo, si trovò a passare per Via XX Settembre, a Roma, ed entrò nella Chiesa Metodista e formulò una preghiera a Dio: “Signore, io non sono convertito, ma semmai un giorno dovessi diventare qualcuno aiutami a fare qualcosa per i miei genitori, perché al mio popolo possa essere riconosciuta piena dignità e concessa la facoltà di predicare l’Evangelo nella libertà!”. “Per l’emozione che mi suscitò quel ricordo, la grafia della mia firma, come si può notare, è alquanto incerta”, amava precisare.

Il pastore Francesco Toppi ha scritto un consistente numero di libri tra i quali ricordiamo A domanda risponde, E mi sarete testimoni, Il Vangelo secondo Giobbe, Madri in Israele, nonché le biografie di Luigi Francescon, Pietro Menconi, Massimiliano Tosetto, Michele Palma, Michele Nardi e Umberto Gorietti, così come anche l’utile volumetto 'Il battesimo, perché', mentre ha curato la biografia di Vincenzo Federico, insieme alla traduzione dall'inglese di numerosi inni e cantici, nonché di articoli che via via venivano pubblicati sui più noti giornali pentecostali del mondo. Come non ricordare al riguardo la fondazione del giornale "Cristiani Oggi", quindicinale di evangelizzazione e informazione, che iniziò le pubblicazioni nel 1980 e che egli ha diretto per ventisette anni, fino al 2007. Dopo quasi sessant’anni di attività al servizio del Signore, dell’Evangelo e della fratellanza, il pastore Francesco Toppi ha trascorso i suoi ultimi anni in un piccolo paesino a circa venti chilometri da Roma, insieme alla sua consorte Annamaria e alla loro figlia, Lucilla.

Ci lascia l’eredità:- di una fede in Dio intima, profonda, vigorosa, incrollabile. Amava spesso ripetere: “Io lascio fare al Signore” oppure: “Per quanto debole, il Signore veglierà sempre sull’Opera Sua”;- di un amore incondizionato per il suo Salvatore e per la Parola di Dio, superiore ad ogni possibile affetto terreno, che pure ha sempre onorato, scevro da ogni riguardo e interesse personale, libero da ogni predilezione ed enfasi posta sugli aspetti più esteriori e appariscenti della vita terrena. A questo proposito, mi concederei il ricordo di qualche altra soltanto delle sue tante affermazioni, che avevano l’effetto di suscitare riflessione e meditazione nell’interlocutore: ”Il giorno in cui ci allontaneremo dalla Scrittura saremo in gravissimo pericolo” oppure “Il Signore non ci può approvare per le nostre azioni, che saranno sempre imperfette, ma può apprezzarci soltanto per la bontà dei nostri sentimenti”;- e riceviamo l’eredità di uno zelo per l’Opera di Dio, che tante sofferenze, prove, avversità non hanno potuto estinguere, uno zelo che si spingeva spesso fino a quella gelosia di cui parla l’Apostolo Paolo: “… io son geloso di voi d’una gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati ad un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo” (II Corinzi 11:2).Possiamo infine citare e in parte parafrasare le ultime parole del libro di Ester affermando che il pastore Francesco Toppi è stato un credente rispettato “dalla moltitudine dei suoi fratelli; cercò il bene del suo popolo, e parlò per la pace di tutta la sua” gente (10:3).

Eliseo Cardarelli

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